Cultura

Le nuove stanze della poesia, Carmela De Felice

Il ritratto di Carmela De Felice per l'appuntamento con la rubrica Le nuove stanze della poesia a cura di Valter Marcone.

Per la rubrica Le Nuove stanze della poesia il ritratto di Carmela De Felice a cura di Valter Marcone.

Testarda come il tempo, che torna ogni attimo. Testarda come la primavera, che è sbocciata anche quest’anno. Testarda come una madre, come insalata. “Come la vita”.

E’ il titolo di un libro di Carmela De Felice ma è anche la cifra di una personalità che trova nella determinazione, piena di dolcezza, il senso delle cose che fa e in cui crede.

Carmela de Felice è nata a L’Aquila (Onna) nel 1959. E’ laureata in materie letterarie, vive ed insegna a L’Aquila. Ed è proprio questo suo lavoro così centrato sugli altri, ovvero sui suoi allievi che le offre l’opportunità ma anche la grande importanza della scoperta dell’individuo e del mondo che lo circonda.

Questa scoperta poi Carmela De Felice fa vivere nelle sue poesie, nelle sue performance e anche nelle storie che racconta . Storie nate dalla sua invenzione ma anche mutuate. Come per esempio la riscrittura di Seta.

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Scritto da Carmela de Felice e Isabella Valeri, Seta, è un libero adattamento del romanzo di Alessandro Baricco, è il tentativo di rappresentare un racconto nel momento stesso in cui esso si svolge; è il tentativo di vivere il racconto nel momento in cui viene letto interpretandolo in base al proprio vissuto, alla propria storia, riscoprendo quanto di noi ci possa essere in quel racconto.

I due protagonisti Isabella Valeri e Sandro Argentieri, non sono solo una coppia in crisi, ma sono anche Hervé ed Hélène, i protagonisti del libro che la stessa ragazza sta leggendo sul treno. Grande enfasi viene data alla funzione del racconto (non a caso, racconto e viaggio coincideranno) differenziandolo dal libro per assumere un’identità diversa, unica, come di una realtà parallela che prende vita nel momento in cui viene letto.

Una vita parallela che ci si domanda quanto possa essere reale.Hervé ed Hélène sono due mondi lontani, che non si appartengono, ma che descrivono orbite che li fanno avvicinare, incontrare a volte, per poi tornare ad essere distanti.

Tutto lo spettacolo è pervaso da un forte simbolismo: il globo trasparente riempito di acqua cristallina che rappresenta la sfera interiore di lui che verrà alterata, condizionata al momento dell’incontro con l’altra; la valigia, che racchiude speranze e delusioni; i nastri, che legano, costringendoci alla nostra fissità.

Tanti i simboli, tante le domande che vengono poste nel cammino: “può un racconto essere anche vero?”; “Cos’è una promessa? E’ come un sasso che lanci nel fiume: è tuo, ma non ne disponi più”; “Cos’è la fedeltà? Una gabbia aperta, un legame che scegli di avere”…A questo alternarsi di livelli e di punti di vista partecipano le voci di Lorenzo Gioielli, Daniela Tosco e Carmela De Felice che ci portano di volta in volta nelle emozioni e nei pensieri dei personaggi. Intorno a tutti loro è la splendida musica, a volte dolce, altre volte amara, dell’orchestra composta da Carlo Bordini alle percussioni, Cinzia Gizzi al pianoforte, Pino Sallusti al contrabbasso e Iolanda Zignani al flauto.

L’intenzione è quella di condurre tutti insieme lo spettatore in un viaggio verso la fine del mondo dove a ognuno sarà data la possibilità di scegliere quale sia la propria fine del mondo; l’effetto reale è che è lo spettatore ad accompagnare i protagonisti verso quella fine del mondo che viene raccontata.

Lo spettacolo è ricco di simboli, rimandi, riflessioni e continue domande che rendono tutto un po’ ridondante: il senso dell’esistenza; sopravvivere come un vivere sopra non un vivere oltre o dentro, ma sopra. La vita, le scelte, le rinunce, il dolore. Il dolore insegna, ma non significa che si perda, si perdona; libertà è amore per la libertà di lui.

Questa esperienza teatrale e tutto il vigore che Carmela De Felice vi ha dedicato,partecipando alla scrittura della sceneggiatura, declinando una concezione sperimentale di romanzo, calcando lei stessa la scena però non fa passare in secondo piano quella che è la sua passione più pura, più ardente : la poesia.

Con la Compagnia dei poeti di L’Aquila Carmela è impegnata in performance e recital da tempo fino alla sua ultima sperimentazione di video-poesia proprio in occasione della Festa della poesia del 21 marzo scorso realizzata sulla pagina facebook della Compagnia.

Ricordiamo che nel 2011 ha ottenuto la menzione d’onore al Concorso Letterario “Volta la Carta”. E nel 2012 ha pubblicato, come abbiamo detto il romanzo “Testardi come la vita”, per Edizioni Palumbi.

Navigare
Navigare.
Evitare gorghi
mulinelli irosi,
acque affannate
tumultuose.
Scogli che affiorano,
travi di legno sfinite, sgretolate dall’uragano.
Un salto nel vuoto.
Resto aggrappato al tuo legno che passa.

Navigare.
Disperatamente
Ardisco pensare ad acque calme e dolci
che ancora e ancora
zampillano da fontane ormai mute,
riarse,
in lande brulle di solitudine.

Navigare.
Cerco di amare il viaggio più che la meta.

Navigare.
Immaginare la rotta,
le stelle sopra di me
bagliori di anima in un mare scuro.
Naufraghi in uno spazio infinito.Uomini.

Madre

Madre,
radice della vita,
sorriso dell’universo.
Ti ricordo.
Io bambina.
Tu, china sul tuo lavoro.
Fatica nel corpo,
arrossate le mani.

Eppure
all’improvviso,
nel tuo sorriso appena accennato
un cielo turchino si schiudeva.
Solo per me.

E il mio mondo si illuminava.

Ora
che la ruota ha fatto il suo giro,
come vorrei essere io capace
di schiudere,
anche per te,
quel cielo turchino,
all’improvviso.

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