Spopolamento

L’Aquila, crolla la popolazione e chiudono i presidi sanitari

In sei anni la provincia dell'Aquila ha perso circa 10mila abitanti. L'allarme di Paolo Federico, sindaco di Navelli e Commissario della Comunità Montana Montagna di L'Aquila

“La Provincia dell’Aquila ha perso 9.828 abitanti in poco meno di sei anni”. A lanciare l’allarme è il sindaco di Navelli e commissario della Comunità Montana Montagna di L’Aquila Paolo Federico.

“Di recente l’Istat ha certificato l’ennesima riduzione della popolazione italiana che nell’ultimo anno ha registrato un calo di 116mila abitanti e il picco negativo delle nascite ferme a 435mila. Sulla scorta di questi dati”, continua Paolo Federico, “il Presidente Sergio Mattarella ha stimolato la politica ad impegnarsi per trovare soluzioni. Per questo mi sono preso la briga di vedere l’andamento della popolazione nel nostro territorio e ho potuto evidenziare un dato allarmante. In pratica, i residenti nella provincia di L’Aquila sono passati da 306.701 persone del primo gennaio 2014 alle 296.873 unità registrate a settembre 2019 e pubblicate il 28 gennaio 2019 nel bilancio demografico mensile dell’Istat“.

A conti fatti, in poco meno di sei anni, la Provincia ha perso circa 10mila abitanti e per la precisione 9.828. Per questo”, aggiunge, “ho scritto una lettera al Presidente della Regione, Marco Marsilio, al Presidente della Provincia, Angelo Caruso, all’Assessore Regionale alla Salute, Famiglia e Pari Opportunità, Nicoletta Verì, all’Assessore Regionale Alle Aree Interne, Guido Quintino Liris e all’Assessore Regionale Politiche Sociali Piero Fioretti, per sollecitarli a mettere in campo alcune soluzioni”.

In dettaglio tra le proposte fatte dal sindaco di Navelli ci sono: la riduzione dei costi delle utenze come spese per affitto, gas, luce ed acqua alle giovani coppie con figli residenti nei comuni della Provincia. Incentivare i servizi per la prima infanzia anche realizzando piccoli nuclei di babisitteraggio specifici per le coppie con figli. Sgravare le famiglie alle prese con anziani non autosufficienti o con problematiche legate all’età potenziando la rete dei servizi sociali e incentivando le pratiche di buon vicinato che prevedano, tra l’altro, anche la preparazione dei pasti. Trovare risorse per dare contributi alle giovani coppie con figli piccoli in modo da aiutarle a compensare i costi per viaggi e spostamenti che incidono sui residenti dei paesi lontani dai grandi centri urbani. Rivedere la normativa sulle scuole magari riducendo il numero minimo di alunni per classi per sostenere i piccoli plessi ancora in attività. Potenziare il trasporto locale con autobus navetta più efficienti ed adatti al territorio che possano arrivare a servire anche i centri minori. Dare sostegno ai presidi sanitari della zona aumentando la presenza degli specialisti. Inoltre, si potrebbe anche pensare ad un piano di investimenti specifici legati alla rivalutazione delle abitazioni, ad incentivare il turismo e alla creazione di lavoro partendo dalle specificità dei singoli territori.

“Sono convinto”, aggiunge Paolo Federico, “che la politica deve puntare si azioni pratiche e mirate che possano portare, o quantomeno a sperare di avere, dei risultati per invertire la tendenza allo spopolamento. Come amministratori”, conclude, “abbiamo il compito d’impegnarci in questa direzione sin da ora poiché  tra qualche anno potrebbe essere troppo tardi. Per questi motivi è necessario smetterla di fare chiacchiere vuote e prendere subito delle iniziative per fare della nostra Regione un esempio di efficacia che sia da stimolo per tutta la Nazione”.

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