Politica

Renzi lascia il PD, chi lo segue e chi resta

Una "Casa nuova" per Matteo Renzi che lascia il PD. Chi sono i parlamentari abruzzesi che lo seguiranno nei nuovi gruppi e chi resterà nel PD.

Matteo Renzi annuncia l’uscita dal partito per creare «una Casa nuova». PD al bivio: la Pezzopane resta; Camillo d’Alessandro va con Renzi; Luciano d’Alfonso tace.

«Ho deciso di lasciare il PD e di costruire insieme ad altri una Casa nuova per fare politica in modo diverso». Queste le parole di Matteo Renzi, che ufficializza così l’uscita dal Partito Democratico e la nascita di Italia Viva. «Dopo sette anni di fuoco amico – sottolinea l’ex premier – penso si debba prendere atto che i nostri valori, le nostre idee, i nostri sogni non possono essere tutti i giorni oggetto di litigi interni. La vittoria che abbiamo ottenuto in Parlamento contro il populismo e Salvini è stata importante per salvare l’Italia, ma non basta. Adesso si tratta di costruire una Casa giovane, innovativa, femminista, dove si lancino idee e proposte per l’Italia e per la nostra Europa. C’è uno spazio enorme per una politica diversa. Per una politica viva, fatta di passioni e di partecipazione. Questo spazio attende solo il nostro impegno».

PD al bivio, chi va con Renzi e chi resta.

Secondo lo stesso Renzi, sono una trentina i parlamentari pronto a seguirlo: «I gruppi autonomi nasceranno già questa settimana». Tra i parlamentari che seguiranno Renzi sono annoverati Francesco Bonifazi, Teresa Bellanova, Tommaso Cerno, Davide Faraone, Eugenio Comenicini, Nadia Ginetti, Ernesto Magorno, Maria Elena Boschi, Gennaro Migliore, Ivan Scalfarotto, Michele Anzaldi, Roberto Giachetti, Silvia Fregolent, Marco Di Maio, Anna Ascani, Luciano Nobili, Luigi Marattin, Lucia Annibali, Mattia Mor, Nicola Carè, Massimo Ungaro ed Ettore Rosato.

Per quanto riguarda gli abruzzesi, la deputata Stefania Pezzopane non ha dubbi: «Resto nel PD. È la mia casa politica, – spiega al Capoluogo.it – ho lottato per averla, per cambiarla. Resto a casa mia. Da ieri e soprattutto questa mattina in tanti mi stanno scrivendo e chiamando per sapere cosa faccio. Mi scrivono: “mica te ne vai? che succede?”. Non avrei mai voluto essere messa di fronte ad una tale scelta, ma confermo la mia volontà di 10 anni fa di contribuire a creare proprio questo partito e di essere al servizio di questa comunità. In queste ore sono impegnata a capire perché tutto ciò. E oggi incontrerò amici e colleghi che ci stanno lasciando alla Camera, per domandare loro le ragioni di qualcosa che mi risulta del tutto inspiegabile e sbagliato. Sono stati giorni duri ed ore difficili. Oggi dico solo che resto nel Pd. E pur rispettando la scelta di altri, non la condivido. E vorrei che prima di tutto ci fosse il rispetto delle scelte di tutti e ciascuno. È un errore, come ogni altra divisione avvenuta in questi anni. Per il partito e per il paese. Lascia sconcertati i nostri elettori, a cui la nuova fase sta dando un po’ di speranza ed ottimismo. Sono e resto nel PD. Lavoriamo a che non prevalgano nel partito e verso l’esterno massimalismi. Ho condiviso l’entusiasmo innovativo di una stagione passata, di cui Renzi è stato uno dei protagonisti. Quella esigenza di riformismo e cambiamento ha pieno titolo dentro il PD, anzi il PD vive per riformare e cambiare. Sicuramente è importante che ci sia una forza fuori dal PD che aggreghi i moderati e con la quale allearsi pure contro le destre, ma non mi piace che questo tentativo nasca da una scissione dal PD e su input di un ex segretario. Così è un errore e uno schiaffo al popolo del PD. Nel giro di un mese sono successe tante cose: alleanza con i 5 stelle e Pd al governo; Conte premier;alleanza organica coi 5 stelle nelle regioni. Tutti temi da discutere ed approfondire. Perché proprio ora una scissione? Il paese ha bisogno di una prospettiva che non lasci più spazio ad errori e sottovalutazioni che portino la destra populista e sovranista a impossessarsi delle istituzioni. Un abbraccio a tutte le mie compagne e compagni di viaggio che stanno nel Pd. Un sorriso triste per chi va via».

Più possibilista il deputato Camillo D’Alessandro: «Sono molto coinvolto dall’entusiasmo e dall’iniziativa politica che ha messo in campo Matteo Renzi – spiega al Capoluogo.it – dalla sua lucidità e velocità di decisione; per quanto mi riguarda nelle prossime ore ci sarà modo di confrontarsi con tutti per capire, perché ciò che mi interessa non sono i contenitori, ma il pensiero politico. Non può essere liquidata l’esperienza di uno dei più lucidi leader europei senza la dovuta riflessione. Qualcuno la chiama scisma, qualcun altro scisscione, altri deribricano il fatto come critica, ma nessuno di questi termini è adeguato. Va indagata fino in fondo l’iniziativa di Matteo Renzi». Allo stesso tempo, D’Alessandro assicura: «Chi come me ha contribuito a costruire il Partito Democratico fino all’ultimo congresso in modo unitario è chiaro che ha un grande sentimento nei confronti del partito, dei suoi militanti e iscritti, per cui non farei nulla per danneggiare il PD in generale e soprattutto il partito che è nato in Abruzzo attorno a Michele Fina, e che pure maggiorenti hanno cercato di non far nascere».

Da verificare, infine, la posizione dell’ex governatore Luciano D’Alfonso, deluso per la mancata nomina a sottogretario: «Provo compassione – ha scritto a margine delle nomine ufficializzate qualche giorno fa – per un tale che, sapendo di non essere mai stato nella lista dei sottosegretari, alla fine si è ridotto a lavorare finché in essa, se non altro, non figurasse nessun altro abruzzese». Ad ogni modo, nonostante la vicinanza a Renzi, la sua posizione è tutt’altro che scontata. Al momento, comunque, sembra che anche l’ex governatore sia intenzionato a restare nel PD.