Politica internazionale

Guerra dei dazi tra Cina e USA

La guerra dei dazi tra USA e Cina vista dall'economista Piero Carducci.

Il contributo dell’economista Piero Carducci sulla guerra dei dazi tra Cina e USA.

 

“La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi”.

 

Parafrasando il famoso generale prussiano von Clausewitz potremmo dire che la feroce guerra dei dazi tra Cina e USA è la continuazione della politica, e dato che la guerra dei dazi diventa subito guerra valutaria senza esclusione di colpi, la storia insegna che una guerra commerciale sfugge sovente al controllo e diventa una guerra tout court. Gli stanchi rituali della diplomazia mondiale riunita al G7 faticano ad arginare il gravissimo conflitto in atto tra USA e Cina che sta rapidamente degenerando e ora rischia di sfuggire al controllo dei leader dei due paesi. Una guerra commerciale tra due giganti coinvolge inevitabilmente tutto il mondo, innesca reazioni a catena, rappresenta una pesante minaccia per la pace mondiale. Se non si troverà subito un accordo esploderà un conflitto che vedrà tutti contro tutti, ciascun Paese difenderà interessi egoistici e farà coincidere la vision politica con i ristretti confini del proprio feudo. La barriera al dialogo è anche culturale: mentre gli stati occidentali impostano la diplomazia sul multilateralismo, la diplomazia cinese ha una diversa filosofia di fondo. Per millenni l’impero cinese ha dominato nella propria area di influenza e non il multilateralismo ma l’ordine gerarchico è, per i cinesi, la condizione naturale dei rapporti fra gli Stati. Difficilmente essi potranno rinunciare alla loro visione della politica internazionale, così come gli USA non rinunceranno alla loro e gli spazi di coesistenza si vanno riducendo drammaticamente. Le dichiarazioni ed i conseguenti dazi incrociati tra i due contendenti sono una vera e propria dichiarazione di guerra, che si sta facendo sentire pesantemente sui mercati.

Con la guerra dei dazi che ora è alla fase di guerra valutaria tutti abbiamo da perdere, Usa, Cina ed Europa perché entra in squilibrio tutto il sistema del commercio internazionale. Quando Trump decide di porre dei dazi riducendo le esportazioni cinesi, i cinesi reagiscono imponendo a loro volta dazi alle merci statunitensi e svalutando la loro moneta: tutti restano coinvolti in questa situazione, reagiscono e la guerra diventa globale. Entra in squilibrio tutto il sistema per quanto riguarda esportazioni e importazioni e cambi con reazioni a catena che presto finiscono fuori controllo. È la cosiddetta “trappola di Tucidide”, ben nota agli economisti. Tucidide attribuiva lo scoppio della guerra fra Atene e Sparta (V secolo a.c.) alla esponenziale crescita della potenza ateniese, e alla paura che tale crescita ingenerò nella rivale Sparta. Oggi come allora e come più volte si è ripetuto nella Storia i rapporti internazionali rispondono alla stessa logica: se una potenza dominante ma calante come gli USA si trova a dover fare i conti con una potenza emergente come la Cina, farà quello che fece Sparta, ovvero avrà paura e finirà per scatenare una guerra, anche al di là delle originarie intenzioni.

Trump, esattamente come Sparta, ha iniziato una politica di chiusura e ritorsione sui dazi per aggiustare il grave deficit di bilancia dei pagamenti. Ora la situazione sta sfuggendo di mano a tutti. Se si continua a “dialogare” a colpi di dazi e controdazi, si arriverà inevitabilmente ad un conflitto mondiale. La “questione cinese” non si può risolvere con dazi incrociati e movimenti sui cambi, ma occorre decidere cosa fare e cercare un compromesso.

Nell’era del Web tutto il mondo è legato dagli stessi interessi: possiamo solo sperare che il balbettante G7 in corso, dove l’Europa brilla come la solito per sonnambulismo, riesca a spegnere l’incendio e ritrovare quel buon senso che la politica, non solo a livello mondiale, sembra aver smarrito ormai da tempo. “Se noi bruciamo, bruceremo con voi”, è uno slogan che circola molto in Cina in questi giorni sia con riferimento alla guerra dei dazi che sulla grave questione pure irrisolta di Taiwan.

E se brucia la Cina, possiamo affermare con certezza, il devastante incendio dell’Amazzonia sarà nel confronto appena un fiammifero.

 Piero Carducci, economista

(Foto qds.it)

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