Allontanamento minori

Ocre, minori tolti alla famiglia: parlano gli esperti

Minori tolti alla famiglia, parlano gli esperti: "c'è bisogno di collaborazione con le istituzioni"

Dopo l’appello del sindaco di Ocre Fausto Fracassi per i minori tolti alla famiglia, il Capoluogo.it ha sentito alcuni esperti di settore.

Lo scorso 25 giugno il Tribunale dei minori dell’Aquila ha affidato temporaneamente al Comune di Ocre 3 fratellini, che verranno probabilmente affidati in un secondo momento a una casa famiglia a causa di una grave situazione di degrado riscontrata nel nucleo d’origine.

La normativa vigente affida pro tempore i minori al sindaco che ne diventa tutore, “una procedura giusta e che accettiamo – chiarisce il primo cittadino di Ocre – ma abbiamo bisogno di aiuto”.

Adotteremo tutte le misure necessarie per la soluzione del problema – assicura – ma il caso merita l’attenzione di chi nel territorio si occupa di sociale. La spesa per persona è di 65 euro al giorno con una stima che supera i 70 mila l’anno. Così noi non possiamo farcela!”.

“È una situazione molto delicata e bisogna agire con tatto e attenzione – è il parere di alcuni dei professionisti coinvolti nella delicatissima questione e rilasciato al Capoluogo.it – bisognerà trovare una soluzione alternativa nell’interesse di questi piccoli, come ad esempio affidarli per un periodo ai parenti della famiglia, se ce ne sono e se sono in condizioni di poterlo fare”.

Il parere comune di molti professionisti – psicologi, psichiatri infantili e assistenti sociali – è che”c’è bisogno di una maggiore collaborazione tra noi e le amministrazioni locali. Alcune situazioni vanno monitorate prima, in modo da poter vagliare soluzioni, terapie e aiuti di vario genere molto prima di dover arrivare a un decreto di allontanamento dalla famiglia di origine“.

Un parere condiviso anche dal Capoluogo.it, che si chiede, ancora una volta, come il legislatore non possa mettere in campo una serie di iniziative che vadano a coinvolgere i servizi sociali per far capire ai genitori i bisogni del figlio e lavorare insieme a loro per migliorare la situazione, educandoli affinché il bambino possa crescere in un ambiente sano e rispondente alle sue necessità, senza necessariamente allontanarli.

Nella redazione del Capoluogo.it ci sono delle donne, ci sono delle mamme che comprendono il dolore di una decisione così netta, il silenzio conseguente all’allontanamento dal nido di tutta la prole.

È pur vero che nel caso specifico di Ocre sembrano essere stati riscontrati una serie di disagi che vanno dalla mancanza di igiene allo stato di incuria dell’ambiente domestico ad alcune liti a cui i minori hanno assistito e che hanno necessitato l’intervento delle Forze dell’ordine.

“La collaborazione tra vari enti è sicuramente la strada più auspicabile, in modo che chi di dovere possa attuare dei programmi, magari anche riabilitativi, che non comportino l’affidamento dei figli a strutture protette o case famiglie”.

Lo scopo di un allontanamento è quello di “tutelare i diritti dei minorenni e recuperare, ove possibile, con il sostegno dei servizi sociali e sanitari, la piena responsabilità genitoriale”, aveva spiegato tempo fa Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale degli Assistenti sociali.

Questo evento “può essere disposto esclusivamente dall’autorità giudiziaria ed è il risultato di un percorso di valutazione, multidisciplinare e collegiale, sulle condizioni di rischio nelle quali vive il minore di età: viene quindi adottato solo ed esclusivamente nell’ottica di garantire il minore e il suo benessere».

L’allontanamento è quindi l’esito di una perizia a cui “partecipa anche l’assistente sociale con le proprie competenze specifiche” e può essere adottato qualora il genitore “non sia in grado di rispondere ai bisogni di crescita del proprio figlio, lo costringa a vivere esperienze non adatte all’età o non gli assicuri una routine corretta, con orari definiti per mangiare e per dormire”.

Può capitare che il bambino viva in un ambiente inaffidabile, in cui non ci sia una gestione attenta dei rapporti interpersonali, o in cui per esempio sia costretto ad assistere a scene di violenza tra i genitori”.