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Estate in Abruzzo, morso di vipera: come comportarsi e prevenire

Estate in Abruzzo, come comportarsi in caso di morso di vipera: le precauzioni, i sintomi, cosa fare e cosa evitare.

Estate in Abruzzo, come comportarsi in caso di morso di vipera

È iniziata la bella stagione con temperature da record.

Come ogni periodo dell’anno, quello estivo nasconde i suoi peculiari pericoli.

Uscite all’aperto, lunghe passeggiate o pic nic possono essere turbati dall’incontro con animali che dobbiamo imparare a conoscere per evitare spiacevoli conseguenze.

Stiamo parlando delle vipere, gli unici serpenti velenosi esistenti in Italia, che si trovano in tutte le regioni ad eccezione della Sardegna, dove non sono presenti serpenti velenosi.

 

Vipere, esemplari che si trovano in Abruzzo

Vipera aspis

è diffusa sulle Alpi e sugli Appennini, il suo areale preferito è costituito da luoghi caldi e asciutti, ha un’ indole mite e solitamente fugge se molestata.

Vipera Ursinii

o Vipera dell’Orsini, presente nell’Appennino Abruzzese ed Umbro-Marchigiano, in particolare sul Gran Sasso. Di dimensioni piuttosto piccole è la meno pericolosa.

La vipera comune (Vipera aspis)

Questo rettile è diffuso quasi esclusivamente in collina e in montagna.

Caratteri distintivi della vipera comune: lunghezza degli adulti solitamente inferiore agli 80 cm e comunque sempre ampiamente al di sotto del metro;i giovani, che misurano alla nascita intorno ai 20 cm, hanno una colorazione simile a quella degli adulti.

Altri tratti caratteristici della vipera comune sono il capo triangolare, ben distinto dal collo, muso squadrato con apice rivolto in alto, pupille verticali, squame del capo piccole; corpo massiccio, coda corta.

Postura e movenze possono aiutare il riconoscimento a distanza: le vipere tengono spesso il corpo ripiegato a S e fuggono con andatura lenta, senza farsi troppo notare. Le vipere vivono di preferenza nelle zone ben assolate e ricche di vegetazione (boscaglie, arbusteti, zone rocciose, pietraie).

In estate, nelle ore più calde, stanno al riparo tra la vegetazione, mentre sono più attive al mattino e di sera. Con temperature più fresche (primavera, autunno) si espongono più a lungo al sole. In questi periodi è più elevato il rischio di un incontro ravvicinato, in quanto le vipere sono più lente e non sempre si allontanano spontaneamente.

Le vipere italiane appartengono alla Famiglia dei Viperidi ed al Genere Vipera, caratteristico dell’ Europa, del Nord-Africa, del Medio Oriente.
La Vipera aspis  o Vipera comune è presente dalle aree planiziali fino ad oltre 2500 m di quota, un po’ in tutti gli ambienti.

La vita a grandi quote delle vipere è possibile in quanto si tratta di animali ovovivipari: le uova non vengono deposte nel suolo ma trattenute nel ventre materno fino alla schiusa; la madre, esponendosi al sole, mantiene le uova a temperature convenienti, molto maggiori di quelle medie a queste quote, permettendone lo sviluppo.

Non è un caso che i pochi rettili che vivono in quota siano prevalentemente ovovivipari. La vipera è un animale schivo, molto legato al territorio. Inizia l’attività da marzo, quando i maschi vagano alla ricerca di una compagna. In questo periodo, essi sono meno accorti ed è più facile incontrarli.

Passato il periodo degli accoppiamenti, le vipere si spostano poco e cacciano piccoli mammiferi, più raramente piccoli uccelli. Quando la preda giunge a tiro, il serpente la morde e la lascia andare.

La vittima cerca allora di allontanarsi, ma ben presto soccombe all’azione del veleno.
Nel frattempo la vipera ha iniziato a seguire la scia odorosa lasciata sul terreno dalla preda, e la segue con precisione grazie alla lingua che capta le particelle odorose e le porta a contatto con l’organo, situato sul palato, specializzato nella ricezione degli odori (motivo per cui i serpenti hanno la lingua biforcuta e molto mobile).

In breve il serpente raggiunge la preda ormai morta e la ingerisce intera partendo dalla testa, poi si reca in luogo riparato dove inizia la lenta digestione.

La Vipera aspis è diffusa solo in Francia, Svizzera e Italia.

Nel nostro Paese sono presenti 3 sottospecie: sulle Alpi è diffusa la Vipera aspis atra, che presenta una colorazione quanto mai varia, che va dal nero al beige al rosso mattone, il più delle volte con disegni dorsali scuri molto evidenti.

L’ areale (territorio in cui vive e si riproduce spontaneamente una determinata specie) delle vipere è costituito da prati, zone collinari, e boschi estendendosi fino al limite delle praterie in quota.

La vipera è un animale a sangue freddo per cui difficilmente la troveremo durante le stagioni fredde; tende a svernare in ibernazione, solitaria o in gruppo a seconda della specie.
Alcune specie, pur non percorrendo lunghe distanze, tendono a migrare a quote più basse durante la stagione invernale.

Una prima osservazione interessante per l’escursionista è che possiamo ritrovarla su pietraie, cumuli di pietre o mucchi d’erba nelle ore mattutine, al sorgere del sole, in quanto, essendo proprio un animale a sangue freddo, per riscaldarsi cercherà i primi raggi del sole.
E’ proprio in quel momento che la vipera, essendo più lenta nei movimenti, sarà più in pericolo e piuttosto che scappare tenderà a difendersi con il fatidico morso.

La vipera, come qualsiasi altro essere vivente, necessita, per quanto minima, di una certa quantità d’acqua per bere per cui difficilmente la troveremo in zone troppo aride. Solitamente la ritroviamo vicino a ruscelli, pozze d’acqua, incavi della roccia dove si possono accumulare costantemente piccole quantità d’acqua.

La vipera dell’Orsini (Vipera ursinii)

È un piccolo rettile lungo fino a 50 cm che vive sulle praterie di quota del Gran Sasso. Si nutre di piccoli roditori e cavallette che uccide con il veleno.

Le sue capacità di movimento sono molto limitate e, quando attacca, riesce a muoversi soltanto di 3-4 cm ed è incapace di sollevarsi dal terreno; per fermare la penetrazione dei piccoli denti veleniferi basta una robusta scarpa da trekking; la possibilità di essere morsi é quindi remotissima ed è legata alla disattenzione. Nonostante questa scarsissima pericolosità essa é da sempre oggetto di persecuzione da parte dei tanti che non la conoscono.

La Vipera dell’Orsini è classificata dall’I.U.C.N. (International Union for Conservation of Nature) come “endangered”, esattamente come il Panda Gigante, il Gorilla di Montagna e la Tigre siberiana.
Nel Parco vive quindi una vera rarità che la comunità scientifica mondiale ritiene di straordinario interesse e meritevole di tutela ai massimi livelli.

A Campo Imperatore esiste la più importante popolazione mondiale di questa vipera.

Dobbiamo rispettare questo piccolo rettile che non rappresenta un pericolo (prestate attenzione però a dove vi sedete), anche se un suo morso non va sottovalutato ed è bene rivolgersi immediatamente al più vicino ospedale.

Si nutre di insetti soprattutto ortotteri in estate (fino a 100 al giorno per individuo) ma anche di lucertole e piccoli mammiferi. Si riproduce ogni 2 anni e a volte ogni 3 con 4-6 piccoli. Può raggiungere densità di 20-30 individui per ettaro.

 

Bimbo di 4 anni morso da una vipera

 

Il morso di vipera

Il morso di vipera di solito lascia il segno dei denti veleniferi: si tratta di due forellini di piccolo diametro distanziati di circa 1 cm uno dall’altro.

Attorno a questi segni possono esserci i forellini più piccoli degli altri denti che non possiedono il veleno. È da notare che se il morso avviene di traverso o su zone rotonde come caviglia o polso può esserci un solo punto di inoculazione, quindi il segno di un solo dente.

In pochi minuti avviene una reazione sul punto di morso caratterizzata dai segni di flogosi (calore, dolore, rossore e gonfiore) e poi si estende a tutto l’arto (in circa 6 ore) che si gonfia lentamente fino a diventare duro, dolente, freddo e bluastro.

In circa 12 ore cominciano segni di chiazze cianotiche ed ischemiche, flittene  e linfangite.

Sintomi

Non tutti i morsi sono da attribuire alle vipere: può capitare di essere morsi anche da altri rettili non velenosi e, purtroppo, non è facile dai segni lasciati riuscire a individuare immediatamente di che tipo di serpente si trattasse. L’avvelenamento da morso di vipera porta comunque con sé alcuni sintomi caratteristici:

  • Dolore intenso nella zona colpita, accompagnato da gonfiore ed emorragia a chiazze dopo circa 10 minuti dal morso, con crampi più o meno forti.
  • Dopo un tempo compreso fra i 30 minuti e l’ora, si possono manifestare vertigini, calo della temperatura, mal di testa, cali di pressione, tachicardia, diarrea, vomito e difficoltà respiratorie.
  • In attesa dell’intervento medico l’unica cosa da fare è immobilizzare l’arto colpito e tranquillizzare il paziente.

Morso di vipera, cosa fare

Se il primo soccorso è svolto con diligenza, rapidità e molta attenzione è relativamente difficile che il morso di vipera si riveli effettivamente mortale.

La gravità del morso dipende da diversi fattori: età della persona colpita ( bambini ed anziani sono più sensibili); peso corporeo; condizioni generali di salute; sede e profondità del morso (il grasso sottocutaneo rallenta la diffusione del veleno); quantità del veleno iniettata, dipendente a sua volta dallo stato di pienezza delle ghiandole velenifere e dalle dimensioni della vipera.

La quantità di veleno mortale per un uomo adulto ed in buono stato di salute è circa il doppio della dose media iniettata con il morso.

La prima cosa da fare in assoluto è mantenere, in modo tale da non agitare ulteriormente l’infortunato e da compiere tutte le manovre di primo soccorso con la dovuta attenzione.

Deve essere evitato nella maniera più assoluta, se possibile, qualsiasi movimento dell’infortunato, che non farebbe altro che velocizzare la distribuzione del veleno nell’organismo: l’infortunato deve essere sdraiato e mantenuto tranquillo.

La zona del morso va lavata con acqua e sapone e poi disinfettata con sostanze che non contengano alcool, in quanto l’alcool aumenta la tossicità del veleno.

Morso di Vipera, Posizionare un laccio 5 cm sopra al morso

È una buona precauzione a questo punto, se il morso è localizzato nell’arto superiore, sfilare anelli e bracciali o orologi prima della comparsa del gonfiore.

Deve essere poi applicato un laccio a circa 5-6 cm. a monte della ferita: questo laccio non deve essere troppo stretto, tanto che al di sotto di esso deve passarci un dito perché deve solo fermare la circolazione linfatica (che veicola il veleno) e non quella sanguigna.

Quando dopo alcuni minuti la parte si sarà gonfiata ricordarsi di mettere un secondo laccio più a monte prima di togliere il primo altrimenti ogni ostruzione sarà resa vana ed il veleno andrà in circolo con massima velocità e facilità e non potremo più riprendere in mano la situazione.

Assolutamente non succhiare il sangue dalla ferita con la bocca in quanto è facilissimo che il soccorritore assuma a sua volta del veleno attraverso microferite in bocca che spesso non sappiamo nemmeno di avere ed in secondo luogo per rispettare le più banali norme di igiene in quanto il sangue di altra persona direttamente in bocca è grosso veicolo di trasmissione di qualsiasi tipo di malattia anche se il ferito ne sia portatore sano come ad esempio l’Epatite B oppure l’Aids o Hiv 3.

Deve, piuttosto, essere usata a questo riguardo una pompetta aspiraveleno in vendita in farmacia.

Ne esistono di vari tipi ma in generale ha l’aspetto di una grossa siringa ad un capo della quale, al posto dell’ago, ha una parte allargata che si appoggerà alla parte lesa e dall’altra ha uno stantuffo il quale tramite una molla o ad un meccanismo a vite produce il vuoto riuscendo ad aspirare il sangue dai fori dei denti in maniera totalmente indolore: è opportuno aspirare il prima possibile alcuni millilitri dalla zona del morso.

Non è consigliabile incidere la cute tra i fori dei denti veleniferi.

Sulla zona del morso può essere applicato del ghiaccio.

Si possono somministrare all’infortunato bevande eccitanti come the o caffè lungo che contiene più caffeina perché aiutano ad evitare un pericoloso calo pressorio.

Non devono essere somministrate bevande alcooliche come grappa o birra o vino in quanto, com’è noto, l’alcool è un vasodilatatore favorendo così l’abbassamento della pressione arteriosa.
Indispensabile è il trasporto dell’infortunato al posto più vicino di pronto soccorso.
Per quanto riguarda l’impiego del siero antiofidico è meglio evitarne l’uso e questo per diversi motivi.

Anzitutto il siero deve essere assolutamente conservato ad una temperatura costantemente bassa che vada tra i 2° e i 6° Celsius, poiché a temperature più elevate anche di pochi gradi perde la sua efficacia, fino a diventare addirittura potenzialmente tossico.

In secondo luogo può provocare una reazione allergica più grave e più difficile da gestire e da controllare del problema del morso di vipera stesso (è noto che molti decessi siano determinati da reazioni anafilattiche al siero antiofidico).

Morso di vipera, alcune cautele possono rivelarsi fondamentali

È consigliabile

  • indossare calzature alte oppure calzettoni di lana pesante: le vipere più piccole difficilmente riusciranno a mordere efficacemente e comunque il morso non conterrà una dose eccessiva di veleno.
  • Battere il terreno ove si cammino (comprese le erbe e le pietre circostanti) con un bastone: le vipere hanno un udito poco sviluppato, ma sono invece più sensibili al movimento.
  • Controllare  prima di cogliere qualsiasi cosa, smuovere le erbe e le pietre con un bastone per allontanare ogni possibile minaccia.
  • Ispezionare attentamente il luogo in cui ci si desidera sedere e non appoggiarsi su tronchi ricoperti di foglie, su pagliai e su fascine di legna.
  • Non mettere le mani sotto rocce, sassi o dentro le fessure del terreno.
  • Prestare attenzione quando ci si disseta ad una fonte e quando si cammina su una pietraia.