Storie

Da L’Aquila a Nuoro, l’ostetrica Ida mamma di quattro generazioni

Nata a Civita d'Antino, dopo gli studi a L'Aquila il lavoro, da record, in Saredegna, a Nuoro. L'ostetrica Ida premiata dalla città di Nuoro.

Nonna Ida, un nome una garanzia, dalla provincia de L’Aquila, fino a Nuoro, in Sardegna: il nome di una storia da raccontare.

Ida è l’ostetrica dei record, quattro generazioni strette tra le mani

Dalla passione per i bambini, all’amore che l’ha portata in terra sarda. 50 anni di lavoro premiati dal Comune di Nuoro e dall’associazione Holos, in riconoscimento “A un’esistenza spesa al servizio delle donne”.

La vita di Nonna Ida, «o Iaia, come si dice qui in Sardegna», ci spiega, comincia il 7 marzo del 1940, «a Civita D’Antino, un piccolo paese in provincia dell’Aquila». Gli anni della guerra mondiale, la seconda, attraversati quando l’età era ancora giovane per poter capire. Si capivano, però, perché le si provavano sulla pelle ogni giorno, le difficoltà di una famiglia, quale quella di nonna Ida, ricca di bambini e di necessità. «Eravamo sette figli, sei femmine e un solo maschietto. In quegli anni andare avanti era complicato, ogni giorno si doveva fare i conti con la realtà e, forse, proprio dalle difficoltà ho capito qual era la mia vocazione».

Da una bambola, un gioco come tanti ma non per l’ostetrica Ida, la missione di vita

«Quando avevo dieci anni un signore, che tornava in villeggiatura nel mio paese, mi regalò una bambola. Per me fu amore a prima vista. Da lì iniziai a dire di voler tenere i bambini stretti tra le braccia e, quindi, di volerli far nascere». Quindi gli studi a L’Aquila, un corso di quattro anni in Ostetricia, con l’esame finale al termine di ogni anno. I quattro mesi di lavoro a Rendinara, piccola frazione del Comune di Morino, e il primo bambino fatto nascere, un maschietto, in una notte di febbraio, con la neve tutt’intorno. Da Rendinara a Catanzaro, in una clinica privata, per altri sei mesi di attività. Intanto a L’Aquila era sbocciato l’amore con un atleta sardo, precisamente un nuorese.

Nonna Ida, la vita e l’attività di ostetrica in Sardegna

È in Sardegna, con i monti d’Abruzzo alle spalle, che la signora Ida Di Cesare cresce. Con lei, infatti, cresce anche un lavoro che la vedeva sempre in prima linea. Erano gli anni ’60, nella città di Nuoro si registravano livelli di nascita particolarmente elevati «ma erano altri tempi. Tutto quello che esiste oggi, servizi sanitari, controlli periodici, ai miei tempi non c’era. Le future mamme avevano bisogno di un aiuto concreto e io, nel mio piccolo, ho sempre cercato di darlo. Per dieci anni ho lavorato all’Ospedale di Nuoro, poi sono diventata libera professionista». Intanto la signora Ida, tra un bimbo e un altro, aveva trovato il tempo anche per mettere su famiglia. Tre figli con l’amato Giorgio e le energie da dividere. Ma niente era impossibile per l’allora mamma Ida, che, dall’alto dei suoi immancabili tacchi ai piedi, riusciva sempre ad essere al posto giusto al momento giusto.

Ida e il ricordo dei suoi bambini

«Amavo il mio lavoro. Uscivo a qualsiasi ora del giorno o della notte. Quando nacque la prima bambina che ho assistito, a Nuoro, era il 20 giugno 1963 ed io ero incinta di 5 mesi, aspettavo il mio primo figlio. Con ai piedi i miei tacchi, prendevo la mia borsa da Mary Poppins, con dentro tutto l’occorrente, e raggiungevo le abitazioni delle partorienti. Quel 20 giugno aiutai una bimba a venire al mondo. Il destino ha voluto che la rincontrassi, 50 anni dopo. Era il 2013 ed io, tramite unapartoriente che aveva il suo stesso cognome, scoprii un loro grado di parentela. Così riuscii ad averne l’indirizzo e il 20 giugno le mandai dei fiori ed un biglietto, con su scritto: “Dopo 50 anni sono ancora qui per farti tanti auguri. Firmato, l’ostetrica che ti ha fatto nascere”». La signora Ida non ha mai dimenticato un singolo bambino nato dalle sue mani, in quattro lunghe generazioni. Da padri a figli, fino ai nipoti. Ancora oggi, che è in pensione da anni, sono moltissime le partorienti che la chiamano per chiederle consiglio.

Un amore corrisposto, tra Ida e i suoi bambini. «Tutte le volte che entravo a casa di una partoriente, la quale, magari ,aveva già un bambino, ero accolta con il sorriso. Dalla mia borsa, con dentro il mondo, non mancavano mai dolcetti e chupa chups, che i bimbi accettavano e mangiavano golosamente. Vederli sorridere mi ripagava sempre delle fatiche e ogni nuova vita che arrivava mi regalava momenti speciali, che porto nel cuore».

Oggi, alla soglia di ottant’anni, nonna Ida vive ogni giorno ricordando le vite viste nascere: da una bambola a centinaia di bambini stretti tra le sue braccia forti e mai stanche. Oggi nonna Ida è ispiratrice del libro “Le stelle di Capo Gelsomino”, di sua figlia, Elvira Serra, giornalista del Corriere della Sera e scrittrice. Oggi nonna Ida raccoglie i frutti di un lavoro prezioso, per il quale un’intera città ha voluto dirle grazie. Al momento della cerimonia, nonna Ida, vestita come sempre di tutto punto – dinanzi a generazioni di bambini fatti nascere – si è scusata con i suoi vicini dei piani inferiori al suo appartamento, per tutte le notti in cui «sono scesa giù dal letto e sono scappata a lavoro, svegliandoli al suono squillante dei miei tacchi».

«Pronto, è la dottoressa Ida?», abbiamo chiesto, a telefono, per ascoltare la sua storia. «Sì sono Ida, ma non sono una dottoressa. Faccio nascere i bambini».

 

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