Ricostruzione

Ance, 15 idee per riqualificare L’Aquila

Quindici progetti per riqualificare altrettanti spazi aperti dell’Aquila e delle sue frazioni.

I progetti sono in fase di elaborazione da parte dell’ANCE L’Aquila, dopo l’appello lanciato dal sindaco Pierluigi Biondi, qualche mese fa, alle associazioni di categoria ed agli ordini professionali, sollecitandoli a contribuire con idee e proposte innovative allo sviluppo del territorio. L’Associazione provinciale dei Costruttori ha quindi messo al lavoro, grazie anche alla collaborazione della Fondazione Carispaq, un gruppo formato da alte professionalità interne ed esterne all’ANCE su questo specifico obiettivo.

Ance, l’individuazione delle aree problematiche.

Come spiegano dall’ANCE, «grazie ad una prima analisi del territorio sono state individuate delle aree problematiche dell’immediata periferia che necessitano di una ricucitura con il tessuto urbano, attraverso una riqualificazione che ne modifichi l’aspetto, la percezione e quindi le funzioni ai fini di una migliore fruibilità da parte dei cittadini. Grande attenzione è stata anche rivolta al centro storico ed alle sue nuove esigenze. Per sottrarre pezzi di città al degrado si potrebbe attingere al fondo di 600 milioni di euro a disposizione dei vari enti coinvolti nella ricostruzione post sismica, che vengono però centellinati anche a causa della mancanza di idee e progettazioni esecutive».

Barattelli: «15 aree di intervento».

«Abbiamo provato ad immaginare una città più bella e funzionale – ha spiegato il Presidente di ANCE L’Aquila Ettore Barattelli – e stiamo tentando di trasformare l’immaginazione in progetto con degli esperti guidati dal nostro Coordinatore della Commissione Urbanistica, il professor Fabio Andreassi. Progetti che, successivamente, chi di competenza potrà valutare, condividere ed eventualmente tradurre in realtà. Le aree di intervento sono quindici e riguardano alcune zone più problematiche ad est e ad ovest della città, il centro, l’area di via Corrado IV, via Strinella, Collemaggio, Acquasanta ed altri punti critici. Tutti i progetti  hanno già alle spalle un notevole corpus analitico  e il loro dettaglio si fermerà ad una scala tale da permettere successivamente di trovare consenso intorno all’idea». Barattelli ha sottolineato inoltre che «nessun progetto riguarda la costruzione di nuovi edifici, la cui sovrabbondanza odierna sta già deprimendo il mercato a causa di un’offerta attualmente superiore alla domanda”».

I tre progetti già definiti.

Il professor Andreassi ha dato qualche anticipazione di tre di questi progetti che sono già in una sufficiente definizione di dettaglio e sono stati illustrati in sintesi all’Amministrazione Comunale. Presto verranno illustrati dall’ANCE alla città e donati al Comune come contributo fattivo ad una idea di città funzionale e moderna a vantaggio della comunità. «Il primo progetto – ha spiegato il professor Andreassi – riguarda L’Aquila ovest, nel tratto della statale tra le frazioni di Bazzano fino a San Gregorio, di fatto un insediamento urbano di 25 mila abitanti con seri problemi di viabilità, rischi di esondazione, necessità di spazi aperti qualificanti e di un accesso armonico e funzionale al nucleo commerciale e industriale che si è accresciuto nel post sisma. Un secondo progetto riguarda invece la riqualificazione urbanistica e funzionale dell’Aquila ovest, tra Pettino e la Mausonia, e affronta in anticipo un problema futuro, vista la sovrabbondanza di abitazioni in quell’area che rischiano di rimanere vuote. Un terzo progetto riguarda invece il centro storico e mira alla sicurezza urbanistica dentro le mura, non tanto degli edifici,  ricostruiti con criteri di moderna antisismica, ma degli spazi comuni come strade e piazze. Vivere in sicurezza significa per una città ad impianto medievale avere usi compatibili con le proprie dimensioni e morfologia».

«In ogni caso – spiega ancora Andreassi – al centro della progettazione è lo spazio aperto. In questi anni di ricostruzione post sismica l’attenzione si è rivolta principalmente sugli edifici, focalizzando gli aspetti amministrativi, forensi e cantieristici, preferendo il tal quale perché più semplice da gestire. Ora è necessario andare oltre il tetto in legno, il cappotto termico o la scheda parametrica ottimizzata. Molte delle abitazioni ricostruite rischiano di rimanere vuote, come anche gli edifici pubblici; si pensi alle dodici nuove sale polifunzionali costruite dove c’era posto che vanno a sommarsi a quelle preesistenti al sisma e da riparare. C’è un’ampia letteratura che dimostra come le città con surplus di abitazioni ed edifici che restano vuoti per diversi anni vadano incontro al degrado fisico e all’abbandono prima ancora degli spazi aperti. L’abbondanza di edifici pubblici destinati a rimanere vuoti (progetto CASE, MAP, MUSP, alloggi equivalenti) possono incentivare i privati a proporre progetti di interesse pubblico con strumenti innovativi come ad esempio la permuta. È oggi fondamentale lavorare sugli spazi aperti, pensando non ad una città in espansione, come negli anni 80-90 o subito dopo il sisma, quanto piuttosto ad una città che ha necessità di restringersi e liberarsi del superfluo, dell’inopportuno del non più urgente. È questo l’orizzonte delle nostre quindici idee».

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