La ricostruzione mancata

La Nuova L’Aquila: a prova di disabile

di Diego Renzi

Per un normodotato uno scalino è invisibile, per una persona con problemi di disabilità è un ostacolo insormontabile.

L’Aquila – la Nuova L’Aquila – è una città a prova di disabile. Barriere architettoniche ovunque (anche nei palazzi restaurati o ricostruiti da cima a fondo), parcheggi inesistenti. L’irripetibile opportunità di ricostruire una città dalle fondamenta, fino ad ora, non è stata compresa fino in fondo.

Con la ricostruzione le barriere sono aumentate, anziché essere diminuite, spiega al Capoluogo il coordinatore delle Associazioni dei Disabili dell’Aquila Massimo Prosperococco.

Un esempio: il palazzo ex Inail lungo Corso Federico II, abbattuto e ricostruito. ““Entrando dal lato della Standa – spiega Prosperococco – si aveva un accesso comodo. Ora è stata fatta una scaletta. I nuovi marciapiedi esterni, che dovrebbero permettere il transito, non hanno scivoli e per di più sono inclinati verso l’esterno. Se ci passi con la sedia a rotelle, rischi di ribaltarti.”

palazzo ex inail

I parcheggi per disabili, in centro storico, non esistono ormai da tempo. Alcuni soppressi dai cantieri, altri travolti dai sottoservizi. Una persona con problemi di invalidità deve improvvisarsi abusivo, magari sostando nelle aree riservate ai taxi.

Per non parlare dei semplici percorsi urbani: “Per ora non c’è nulla, impraticabili”.

Anche gli snodi fondamentali dei trasporti non se la passano meglio. Se un disabile decidesse di raggiungere Piazza Duomo attraverso il megaparcheggio di Collemaggio, il suo cammino si interromperebbe ai piedi della rampa di scale. Sin dalla riapertura del complesso gli ascensori sono fermi.

Nella stazione dei treni, attualmente interessata da lavori di rifacimento, il disabile che arriva da Sulmona deve sperare nella solidarietà degli altri passaggeri per raggiungere il binario 3 attraverso il sottopassaggio. Una tavola di compensato copre gli ascensori non ancora funzionanti, come segnala al Capoluogo una lettrice.

stazione dell'aquila

La situazione nelle stazioni definite tecnicamente ‘silver‘, come Montesilvano, Roseto, Pineto, Silvi – ovvero le stazioni medie – è esattamente questa: assenza di rampe per accedere ai binari; assenza di personale di stazione cui chiedere informazioni o aiuto; assenza di cartelli che diano indicazioni anche solo per l’uscita o stradali.

[Stazioni nemiche di disabili e passeggini]

Ma il disabile non è solo la persona sulla sedia a rotelle: è la donna con il passeggino, è l’invalido temporaneo con una gamba rotta, è il vecchio con il bastone.

Eppure eliminare una barriera architettonica a L’Aquila è a costo zero. C’è un unico problema: la mentalità. Se L’Aquila non è una città per disabili, è una questione culturale: come spiega Massimo, per un normodotato lo scalino è invisibile.

In altre città italiane, racconta, il problema non esiste: “A Perugia, ad esempio, non ti accorgi di stare sulla sedia a rotelle”.

Il nuovo sindaco Pierluigi Biondi nel suo programma elettorale aveva annunciato di voler inserire come consulente indipendente la figura del “Disability Manager“, professionista formato specificamente nell’individuare barriere architettoniche.

Il 4 ottobre a Palazzo Fibbioni ha fissato un incontro con l’Associazione dei Disabili sul tema. Perché una città accogliente è soprattutto il luogo in cui può stare bene chi è in difficoltà.

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