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Terremoto ad Ischia, macerie e sdegno

Alle 20.57 di ieri sera un terremoto di magnitudo 4, a cinque chilometri di profondità, ha colpito l’isola d’Ischia, provocando ingenti danni e crolli.

Fino ad ora sono due donne le vittime accertate, trentasei i feriti e un migliaio gli sfollati. Circa mille persone sono state traghettate questa notte ed hanno abbandonato l’isola, le squadre dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile sono al lavoro alla ricerca dei dispersi.

In salvo intera famiglia: sotto le macerie erano rimasti marito, moglie incinta, due fratelli di 11 e 7 anni, Ciro e Mattias, e l’ultimogenito, il piccolo Pasquale di appena sette mesi. Ciro è rimasto sotto il letto ed è stato il primo a guidare i soccorritori.

Tra i soccorritori che hanno salvato i fratellini di Ischia ci sono anche i vigili del fuoco del team Usar del Lazio (Urban search and rescue) e tra loro Teresa Di Francesco, l’unica donna della squadra che nel gennaio scorso è intervenuta nei soccorsi dell‘hotel Rigopiano di Farindola, in particolare nel salvataggio dei bambini rimasti intrappolati nella sala biliardo dell’albergo.

Ha fatto il giro del web l’immagine che ritrae il caschetto di uno dei Vigili del Fuoco intervenuti: un cuore con le ali e, al suo interno, la scritta AQ.

pompiere casco aq terremoto ischia

Casamicciola, nella parte settentrionale dell’isola, è uno dei Comuni più colpiti: una donna è morta dopo essere stata colpita dai calcinacci della chiesa di Santa Maria del Suffragio. Il paese non è nuovo a disastri del genere: nel 1883 un terremoto di magnitudo 5.8 provocò 2313 vittime. Il filosofo abruzzese Benedetto Croce visse la tragedia sulla sua pelle, a soli diciassette anni, perdendo la madre, il padre e la sorella.

Fa molto discutere il fatto che un sisma di intensità medio – bassa abbia provocato tali danni. Francesco Peduto, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, non usa mezzi termini: “Lascia perplesso come un terremoto di tale magnitudo possa provocare danni e vittime nel nostro Paese, è possibile che la magnitudo possa essere stata leggermente sottostimata ma, ripeto, è francamente allucinante che si continui a morire per terremoti di questa entità“.

“Gli studi dei terremoti storici a partire da quello del 1228, fino a quello del 1883, ci indicano che la sismicità storica dell’area interessata è legata alla dinamica di un bacino magmatico che è in lento raffreddamento, la cui sommità si trova a 2000 metri di profondità. Dunque si tratterebbe di una sismicità differente da quella dell’Appennino Centrale che invece è legata ad un’attività di natura tettonica”. Lo ha dichiarato la professoressa Micla Pennetta, docente di Geologia Ambientale e Rischi Naturali presso l’Università Federico II di Napoli e referente campana dell’Associazione Nazionale dei Geomorfologi Italiani. “Sempre gli studi ci dicono che la sismicità si svilupperebbe nel settore settentrionale dell’isola di Ischia – ha proseguito la Pennetta – dunque nei pressi di Casamicciola e la presenza di tufi non coesi, soffici ,la morfologia del territorio hanno prodotto un’amplificazione locale delle onde sismiche, rispetto alle altre aree dell’Isola che invece sono interessate dalla presenza di rocce laviche. Lo stesso evento sismico può produrre infatti intensità molto diverse anche in aree molto vicine fra di loro e questo per effetto di amplificazioni localo di onde sismiche dovute alla natura ed alla morfologia del terreno, oltre che alla diversa risposta degli edifici. Purtroppo in Italia non abbiamo ancora sviluppato la cultura della prevenzione come invece hanno fatto in Giappone dove esiste addirittura un museo della faglia”.

Sono intervenuti sulla vicenda anche gli studiosi aquilani Christian Del Pinto e Leonardo Nicolì.

Il primo pone l’accento sulla parola “prevenzione”, che deve essere innanzitutto culturale:

“Nella stima del danno, il valore della magnitudo di un evento sismico non è sufficiente. Sono fondamentali, oltre agli altri parametri più “specifici” legati sia alla sorgente (come il meccanismo focale) che alla propagazione delle onde sismiche (un esempio è il funzionale di attenuazione), anche gli effetti di amplificazione di un determinato sito e la tipologia costruttiva degli edifici presenti nella zona interessata.

Prima di Ischia, tutto ciò si era visto già a Tuscania nel 1971, dove un evento di magnitudo 4.4 aveva causato 31 vittime. Volendo fare esempi più vicini a noi e recenti, si pensi alla differenza del danno tra Onna e Monticchio nel 2009 o a quella tra Amatrice e Norcia nell’evento del 24 agosto dello scorso anno.
I rischi del territorio vanno conosciuti nel dettaglio. Va seguita la loro evoluzione con un opportuno monitoraggio. La gente che vi dimora va educata alla cultura della mitigazione dei rischi stessi. E gli amministratori locali devono essere i portabandiera della diffusione di questa cultura.
Ancora una volta, la parola chiave dev’essere PREVENZIONE”.

Dure invece le parole di Leonardo Nicolì, Fondatore e Direttore iAReSP Association, che dal suo profilo facebook scrive:

“Poi quando si parla di terremoti c’è chi dice «che palle parlate solo di terremoti».
Poi continuate a non controllare le vostre case, a non controllare le scuole dei vostri figli, a non controllare gli alberghi per le vostre vacanze….poi, poi, poi.
Poi con una scossa di Mw 4.1 in Italia si corre il rischio di morire”.

 

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