Scandalo ricostruzione

Parentopoli e tangenti per i beni culturali

Un sistema diffuso di corruzione, che interessa la ricostruzione dei beni culturali danneggiati dal terremoto del 2009, dal Teatro Comunale dell’Aquila alla Torre Medicea di Santo Stefano di Sessanio.

Non solo e non più tangenti, bensì uno “scambio di favori”, lavori concessi in favore di incarichi e consulenze, spesso da assegnare a familiari e amici.

L’ondata di arresti di ieri – 10 persone ai domiciliari, un totale di 35 indagati – ha coinvolto funzionari infedeli, anche di vertice, del MIBACT con sede nel capoluogo di regione, imprenditori e professionisti.

Per dieci di loro sono scattati gli arresti domiciliari, a cinque è stata notificata l’interdizione dall’esercizio dell’attività professionale, altri 20 sono indagati.

Sembra di essere tornati indietro nel tempo, alle prime inchieste partite sugli appalti legati alla ricostruzione dell’Aquila.

C’è chi emula Francesco Piscicelli, l’imprenditore che alle 3.32 rideva: è Vito Giuseppe Giustino, 65enne di Altamura, presidente del Consiglio d’amministrazione della società cooperativa l’Internazionale. “RIDE“: così scrive il gip Giuseppe Romano Gargarella, a lettere maiuscole, quando riferisce di una telefonata di Giustino ad un suo dipendente, il geometra Leonardo Santoro, in cui i due parlano delle future commesse del terremoto del centro Italia del 2016, in particolare di Amatrice

Come si legge nelle 183 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Giuseppe Romano Gargarella, dopo le nuove scosse di terremoto

“gli imprenditori monitorati da questo ufficio, tra i quali hanno assunto un comportamento particolarmente cinico i rappresentanti della società l’Internazionale, hanno cercato nuovi incarichi, grazie ai rapporti diretti con i pubblici funzionari”.

Uno dei nomi che spicca fra quelli degli indagati è quello di Berardino Di Vincenzo, ex segretario generale del ministero dei Beni Culturali d’Abruzzo, ora in pensione e finito agli arresti domiciliari. Con Di Vincenzo è indagato anche il figlio, Giancarlo, architetto, che è tra i cinque che hanno ricevuto la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale. I due sono stati già indagati lo scorso febbraio nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti della Regione Abruzzo, in particolare per il filone della ricostruzione post-sisma di palazzo Centi, sede della presidenza della Giunta nel centro storico aquilano. Di Vincenzo senior, in qualità di funzionario Mibact e Rup, avrebbe messo a disposizione delle ditte incaricate degli appalti di progettazione il figlio Giancarlo, ma anche la figlia Federica.

Fra gli indagati c’è anche Gianluca Marcantonio, architetto nominato da Luciano D’Alfonso al Consiglio superiore dei lavori pubblici e già indagato nelle inchieste sugli appalti della Regione, e l’ex assessore in quota centrosinistra alla ricostruzione Vladimiro Placidi.

Le accuse

Gli indagati sono ritenuti responsabili dei reati di concorso in corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, nonché soppressione, distruzione e occultamento di atti veri.

Il sistema, scoperto dopo ore di intercettazioni e legato ad altre inchieste già in corso come quella di Palazzo Centi, pareva collaudato: le gare d’appalto venivano affidate con ribassi consistenti: le ditte aggiudicatarie, d’accordo con i funzionari pubblici indagati, avrebbero poi avuto modo di recuperare i ribassi, durante lo svolgimento dei lavori, con le perizie di variante riassegnate ad affidamento diretto o con procedure negoziate senza gara, oppure grazie a perizie di adeguamento dei prezzi

Le tangenti contate in auto

“Cento… due… tre…”, a 100 euro alla volta, fino a “due e cinquanta” ovvero 2.500. Tangenti ricevute in busta chiusa e contate in macchina, una banconota dopo l’altra, per arrivare a somme complessive anche di 20 mila euro. Sono numerosi gli episodi riscontrati dalle intercettazioni ambientali operate dai carabinieri a carico di Lionello Piccinini, geometra dipendente del segretariato generale del ministero per i Beni culturali, uno dei 10 finiti agli arresti domiciliari nell’ambito della nuova inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila su tangenti nelle commesse pubbliche di ricostruzione post-terremoto 2009. Tangenti che oltre ad incarico a parenti ed amici da parte delle imprese finite nei guai finivano nelle mani dei funzionari della sede dell’Aquila dei beni culturali abruzzese che truccavano le gare con vari sistemi. Come emerge dall’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Romano Gargarella, il lavoro in questione è quello della riparazione della Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila), aggiudicato alla Fracassa Rinaldo Srl per circa 1 milione di euro. L’aggiudicazione è stata assicurata sostituendo, come accertato da altre intercettazioni, la documentazione di gara dentro la busta chiusa grazie a un complice che compilava in corsa le nuove carte in modo da far risultare vincitrice la ditta amica attribuendole il ribasso minore dopo aver verificato quello delle altre concorrenti. Piccinini riceve nella sua auto Giampiero Fracassa, direttore tecnico della stessa impresa, che gli dice: “Il bracciolo si può apri’… Senti qua, sono 20 meno 10”. Piccinini obietta, “Eh no, ci stanno quelli di Dino”, in riferimento a Berardino Di Vincenzo, ex segretario regionale pure lui ai domiciliari, ma l’altro replica: “Quelli gliel’ho dati”. Più tardi, “dopo aver abbandonato l’ufficio in orario lavorativo”, rimarca il giudice, Piccinini torna in auto e apre gli involucri. “L’attività tecnica ambientale – prosegue Gargarella – ha registrato il rumore simile all’apertura verosimile di due plichi/buste di carta e tra la prima e la seconda apertura sono trascorsi circa due minuti di silenzio. Dopo l’apertura del secondo plico, Piccinini ha contato il denaro ad alta voce, prima in verosimili tagli da 100 euro e successivamente quelli da 50, arrivando alla somma di 5 mila euro che, sommata a quella contata in silenzio nonché dedotto da quanto detto in precedenza da Fracassa, fa ritenere si trattasse della somma in contanti di 10 mila euro”. Episodi simili si ripeteranno nel febbraio 2017 per due volte, e un altro c’era già stato nel dicembre 2016.

Nelle abitazioni di due funzionari infedeli dei beni culturali dell’Aquila, sono stati trovati soldi in contanti nel cassetto del comodino per oltre 15 mila euro: sono stati i carabinieri del capoluogo nel corso degli perquisizioni di ieri. Ad un funzionario Mibact sono stati trovati circa 5.500 euro, all’altro circa 8.800 euro. Per gli investigatori, il materiale e’ interessante in relazione all’indagine: ora spetterà agli indagati l’onere di dimostrare la provenienza di quelle somme. Sul momento, nel corso delle domande a perquisizione in corso, gli indagati hanno replicato che si trattava di contanti da utilizzare per le spese quotidiane.

Gli appalti finiti nell’inchiesta

Sono dodici i cantieri, tutti nell’Aquilano, finiti sotto la lente di ingrandimento della procura: chiesa di Santa Maria del Ponte a Tione; chiesa di San Domenico a Sulmona; chiesa di San Salvatore a Civitaretenga; la Badia di Sulmona; il teatro comunale dell’Aquila; Mura Urbiche dell’Aquila; Porta Branconia all’Aquila; chiesa di San Biagio a Cappadocia; torre medicea di Santo Stefano di Sessanio; chiesa di San Sisto all’Aquila.

In uno dei passaggi, riguardante la torre medicea di Santo Stefano, si contesta agli arrestati Piccinini e Di Vincenzo di aver ricevuto 20mila euro a testa per far aggiudicare la gara per la ricostruzione della Torre alla ditta teramana di Giampiero Fracassa.

I nomi

I dieci agli arresti domiciliari sono: Lionello Piccinini, 61, dell’Aquila, geometra del segretariato Mibact, Antonio Zavarella, 55, di Sulmona (L’Aquila), presidente della commissione di collaudo del Teatro comunale, Berardino Di Vincenzo, 64, dell’Aquila, ex segretario regionale Mibact ora in pensione, Marcello Marchetti, 64, dell’Aquila, architetto del segretariato Mibact, Mauro Lancia, 59, di Pergalo (Pesaro Urbino), contitolare della Lancia Srl con sede a Pergola, Giampiero Fracassa, 44, direttore tecnico della Fracassa Rinaldo Srl di Teramo, Vito Giuseppe Giustino, 65, di Altamura (Bari), presidente del Cda della società cooperativa l’Internazionale con sede ad Altamura, Antonio Loiudice, 60, di Altamura, amministratore unico della Edilco Altamura, Graziantonio Loiudice, 25, di Bari, suo figlio, e Leonardo Santoro, 40, di Avigliano (Potenza), geometra dell’Internazionale.

Per cinque persone c’è il divieto di esercitare per 2 mesi l’attività professionale: si tratta di Giancarlo Di Vincenzo, 35, dell’Aquila, architetto figlio di Berardino, Alessandra Del Cane, 30, di Teramo, Michele Fuzio, 51, di Bari, progettista dell’Internazionale dei lavori al Teatro comunale, Domenico Pazienza, 65, di Bitonto (Bari), progettista dell’Internazionale dei lavori al Teatro comunale, e Michele Buzzerio, 65, di Taranto, progettista dell’Internazionale dei lavori al Teatro comunale.

I 20 indagati a piede libero sono Valerio Agostinelli, 29 anni, di San Severino Marche (Macerata), geometra della Lancia Srl, Italo Albani, 67, dell’Aquila, imprenditore titolare della Soalco, Giancarlo Boscaino, 51, di Napoli, geologo, Claudia Castagnoli, 45, di Campobasso, dipendente Mibact, Fabio Cacciari, 46, dell’Aquila, direttore tecnico della Atec Srl, Gianfranco D’Alò, 62, di Atessa (Chieti), dipendente della Soprintendenza, Aldino Del Cane, 65, di Cermignano (Teramo), tecnico, Franco De Vitis, 64, di Roma, dipendente della Soprintendenza, Federica Di Vincenzo, 37, dell’Aquila, tecnico (l’altra figlia dell’ex segretario generale Berardino), Claudio Finarelli, 65, di Civitaluparella (Chieti), dipendente Mibact, Giuseppe Liberati, 66, di Tagliacozzo (L’Aquila), dipendente della Soprintendenza, Gianluca Marcantonio, 45, di Pescara, (coinvolto come responsabile sicurezza di un cantiere), Pasquale Marenna, 51, di Telese (Benevento), tecnico, Francesco Montazzoli, 33, di Popoli (Pescara), collaboratore dello studio Di Vincenzo, Berardino Olivieri, 61, di Sulmona (L’Aquila), dipendente della Soprintendenza, Ernesto Penzi, 37, di Napoli, titolare della Ingg Penzi Spa, Giorgio Aldo Pezzi, 46, di Pescara, dipendente della Soprintendenza, Lucio Piccinini, 49, dell’Aquila, cotitolare della ditta Atec Srl e fratello dell’arrestato ai domiciliari Lionello, Vladimiro Placidi, 61, dell’Aquila, tecnico ed ex assessore comunale alla Ricostruzione pubblica di centrosinistra, Giuseppe Rossi, 65, dell’Aquila, dipendente Mibact.

Il Mibact apre una indagine interna

Il Mibact “nel pieno rispetto del lavoro degli organi inquirenti e con spirito di collaborazione”, ha avviato un’indagine interna per verificare l’iter dei procedimenti amministrativi per la ricostruzione e restauro del patrimonio architettonico aquilano danneggiato dal sisma del 2009 e dagli ulteriori eventi sismici del 2016. Lo rende noto il ministero guidato da Franceschini. La procedura ispettiva, precisano dal ministero di beni culturali e turismo, “servirà a ricostruire dall’interno i singoli procedimenti amministrativi interessati dall’indagine e a adottare gli eventuali provvedimenti per ripristinare l’ordinaria legalità nell’esercizio delle funzioni attribuite ag
li uffici del MiBACT coinvolti”

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