L'analisi

Fare Centro, problemi e criticità

Il tempo utile per inoltrare le domande per il bando Fare Centro è finito oggi.

La data di scadenza, fissata al 26 giugno, è stata prorogata fino al 14 luglio: solo 30 le domande presentate alla fine del mese scorso.

Fare Centro prevede incentivi, per il biennio 2017-2018, di 12 milioni di euro, “atti a favorire progetti di trasferimento e avvio di nuove attività produttive per il ripopolamento dei centri storici e dei piccoli borghi dei Comuni del cratere danneggiati a seguito del sisma dell’Aquila dell’aprile 2009”. Un programma attivato con le risorse del 4% della ricostruzione, destinate allo sviluppo del cratere.

Presentata a pochi mesi dalle elezioni amministrative, l’iniziativa targata PD ha ricevuto non poche critiche ed è stata al centro di numerosi botta e risposta di vari esponenti politici: tra le criticità, la mancanza di una ricostruzione omogenea dei centri storici.

Il centro lo fanno gli abitanti

Secondo Franco Lepidi, agente immobiliare e presidente FIAIP, “prima di Fare Centro bisognerebbe fare il centro“. Il problema non è tanto il bando in sé, quanto l’attuale congiuntura storica che interessa la città. Se è vero che il centro lo fanno gli abitanti, ad ora il centro storico aquilano non può definirsi tale: i cittadini tornati nelle loro case sono ancora pochi, in molti sono andati via. Gli uffici pubblici sono sparsi nelle zone periferiche, pochi sono gli studi professionali. I lavori dei sottoservizi proseguono a pieno regime e rendono numerose strade impraticabili.

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Per un commerciante, investire in questo momento in un locale in centro storico è un azzardo bello e buono, innanzittutto per la mancanza di clienti. “Le richieste per l’affitto che mi sono pervenute fino ad ora riguardano tutte bar e locali”, mi spiega Lepidi. Già, perché il cuore dell’Aquila è una moneta a due facce: i ragazzi del giovedì sera e gli operai della ricostruzione.

Problema spinoso è poi l’assoluta mancanza di parcheggi: gli automobilisti sono costretti a parcheggiare lungo la Villa Comunale e presso Piazzale Paoli, dove ci sono ancora edifici pericolanti.

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Il mercato immobiliare aquilano detiene canoni di locazione spropositati, ai quali il Comune, dopo la pubblicazione del bando, ha cercato di porre rimedio introducendo dei canoni calmierati, con sconti sulle imposte comunali: i prezzi attuali oscillano dai 10 ai 20 euro al metro quadro per l’asse centrale, a seconda delle dimensioni del locale commerciale.

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Secondo Franco Lepidi si tratta di una questione “fisiologica”: quando i centri del capoluogo e del cratere saranno ricostruiti, allora torneranno le attività commerciali.

Le frazioni

La situazione dei centri storici peggiora se si getta uno sguardo alle frazioni della città capoluogo: nelle 13 prioritarie i cantieri aperti sono poche decine. Prendiamo il caso di Paganica, la frazione più popolosa: i progetti richiesti sono 75. Di questi ne sono stati consegnati 36, ma soltanto 16 sono diventati cantieri.

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Per non parlare poi della mappa prezzi/luoghi discordante: a Paganica aprire un’attività tramite il bando Fare Centro è più oneroso in Piazza Umberto I piuttosto che al Colle.

Intervenendo sul bando Fare Centro, a maggio l’associazione Salviamo Paganica Onlus denunciava lo stato di una ricostruzione che non c’è:

La ricostruzione delle frazioni è ferma al 2009, nelle nostre piazze non ci sono le attività commerciali ricostruite con i soldi degli italiani con la scritta affittasi attaccata alle porte come nel centro storico dell’Aquila, e le poche attività attive nei nostri centri storici sono per lo più quelle graziate dal terremoto del 6 aprile!

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