Danni da fauna selvatica

Parco, D’Amore insieme agli allevatori

Francesco D’Amore, Presidente della Comunità del Parco e sindaco di Fagnano Alto, ha incontrato questo pomeriggio gli allevatori al secondo giorno di occupazione della sede del Parco Regionale Sirente Velino.

 

D’Amore chiede un incontro urgente con il governatore regionale Luciano D’Alfonso e con gli assessori Dino Pepe, Donato Di Matteo e Silvio Paolucci.

Gli allevatori promettono di non arretrare di un passo e annunciano il presidio a oltranza.

[Occupata sede del Parco Sirente Velino]

La protesta nasce dai ritardi nei rimborsi e dalle mancate risposte della Regione Abruzzo ai danni patiti dalle aziende agricole a causa degli attacchi della fauna selvatica, cinghiali e lupi in primis.

 

Allevatori presidio

Gli allevatori ancora non hanno ottenuto i rimborsi per il biennio 2015-2016: ciò deriva dai tagli di centocinquantamila euro operati dalla Regione in materia di finanziamenti al Parco regionale, che hanno portato l’ente a tagliare proprio sui fondi destinati agli allevatori che subiscono danni da animali selvatici.

Allevatori presidio

Nel frattempo arrivano le prime reazioni. L’assessore alle Politiche Agricole Dino Pepe scrive al mondo venatorio e rivendica quanto fatto dalla Regione: la caccia di selezione, la modifica del Regolamento degli ungulati e il nuovo Piano Faunistico Venatorio regionale. Imputando le cause dei rallentamenti al recente passaggio di competenze dalle Province alla Regione: “La Regione Abruzzo – scrive Pepe – ha solo recentemente riassunto le competenze provenienti dalle Province nelle materie della gestione faunistica, della caccia e del risarcimento danni provocati della fauna e si è trovata a gestire le stesse contemporaneamente alla necessaria riorganizzazione degli Uffici”.

Di seguito la lettera di Pepe:

Gentilissimi,
esiste un “grido di dolore” che impone responsabilità e concretezza delle Istituzioni obbligate a lavorare per trovare soluzioni tangibili e reali, nell’ambito del rispetto della normativa vigente.
Mi riferisco all’emergenza cinghiali, a questa piaga che da criticità si trasforma in “orrore” quando provoca vittime innocenti ed in “scoramento” quando spazza via un intero anno di sacrifici, vanificando il reddito necessario a sostenere la propria famiglia.
Un “grido di dolore” che ci siamo imposti di contribuire ad attenuare attraverso le uniche armi che conosciamo: il lavoro, il dialogo e il rispetto delle regole.
Per fare questo è necessario il sostegno del mondo della caccia, degli ATC, degli agricoltori, delle associazioni di categoria, dei Cittadini, che ci chiedono soluzioni concrete; che prevede il necessario coinvolgimento dei Sindaci e dei Signori Prefetti, che per noi rappresentano un punto di riferimento prezioso per capire il disagio che si avverte nelle realtà decentrate.
Con convinzione proseguiamo per la nostra strada, accelerando il passo, se possibile, perché ogni ritardo nell’azione di contrasto, soprattutto nel periodo in cui è necessaria la massima tutela del seminato, vale a dire mandare in rovina un anno intero di sacrifici di una impresa; significa mettere a repentaglio la vita delle persone ed ogni giorno in cui vengono intralciate le attività messe in campo dal “protocollo concreto di intervento” significa alimentare questa minaccia.
Per anni si è consolidato un sistema deludente, incapace di soddisfare le perdite degli agricoltori, di attivare una valida programmazione di monitoraggio e controllo della popolazione dei cinghiali e di salvaguardare, cosa ancora più importante, le vite umane e la pubblica incolumità.
Sulla tematica dell’emergenza cinghiali ci siamo mossi con i competenti Uffici regionali che, a seguito della riorganizzazione, sono stati implementati di necessarie ed adeguate figure tecniche, predisponendo ed attuando una strategia d’azione ampiamente condivisa con tutte le componenti. Ricordo, ancora una volta, le riunioni svolte presso le Prefetture e presso il mio Assessorato, con i Sindaci, i Parchi, le Associazioni di categoria agricole, il mondo venatorio e agricolo, compresi gli ATC (per la revisione del Regolamento ungulati, al fine di rendere questo strumento più fruibile ed efficace) ed altri portatori di interesse che hanno permesso di concertare un protocollo fatto di obiettivi e azioni.
Per ridurre gli impatti della specie sul territorio regionale ritengo, senza tema di smentita, che siano state incluse, in detta strategia, tutti gli strumenti in possesso della Regione ma abbiamo la convinzione che sia necessario da parte di tutti, a partire dalle Istituzioni, un ulteriore sforzo.
Ora ci troviamo in un momento cruciale della “nuova organizzazione del sistema venatorio in Abruzzo” perché il Legislatore ha inteso modificare le dinamiche da sempre insite nella gestione e nella organizzazione dei rapporti tra gli attori principali di questa vicenda.
Porteremo avanti le battaglie che, attraverso il dialogo, ci sono state presentate come prioritarie: maggiore trasparenza ed eliminazione di coni d’ombra nell’amministrazione della “cosa pubblica” , preminenza degli interessi di tutti, procedure di evidenza pubblica e rispetto delle normative.
In questa sfida sentiamo la vicinanza dei tanti che credono in questo percorso intrapreso che è soltanto all’inizio, che certamente può essere caratterizzato da imperfezioni e che quindi esige di continui e necessari aggiustamenti tramite il lavoro e il dialogo.

La caccia di selezione tutto l’anno, ovvero la possibilità per i cacciatori coordinati dagli Atc, di prelevare il cinghiale anche al di fuori del canonico periodo di caccia, consentendo di abbatterli anche nei periodi di maggior danno alle produzioni agricole, è stata una scelta che intendiamo difendere con determinazione.
Così come la modifica al Regolamento degli ungulati che ha riaperto la caccia in squadra anche nelle aree non vocate. Territori, questi, in cui, malgrado la presenza massiccia della specie nelle aree coltivate, questo tipo di caccia era paradossalmente vietata nel precedente testo.
Abbiamo avviato i lavori per la predisposizione del Nuovo Piano Faunistico venatorio Regionale, fermo al 1992, che è lo strumento essenziale di programmazione e pianificazione faunistico – venatorio.
Con Atto Deliberativo n. 823/2016 abbiamo predisposto le linee guida sulla filiera delle carni di fauna selvatica, necessarie per l’attuazione di un intervento specifico del PSR 2014/2020 (bando che verrà pubblicato nei prossimi giorni) sulle micro filiere.
Questi provvedimenti daranno un importante impulso alla valorizzazione ed alla commercializzazione di queste carni, ampiamente disponibili soprattutto durante l’attività venatoria sul nostro territorio con l’attivazione dell’attesa svolta di trasformare questa calamità in risorsa.
La Regione Abruzzo ha solo recentemente riassunto le competenze provenienti dalle Province nelle materie della gestione faunistica, della caccia e del risarcimento danni provocati della fauna e si è trovata a gestire le stesse contemporaneamente alla necessaria riorganizzazione degli Uffici. Abbiamo trovato una situazione pregressa di gestione faunistica, ed in particolare di controllo del cinghiale, per molti versi frammentata, con risultati positivi solo dove si è lavorato in concertazione.
Ad esempio nell’anno 2016 la gestione dei Piani di controllo, prima della gestione regionale, ha prodotto risultati sostanzialmente deboli. In alcune Province la riduzione del danno alle produzioni è stata appena percepibile, tra l’1 e il 7%. In Provincia di Teramo, addirittura, il danno è aumentato del 33%, passando da un valore monetario complessivo di € 260.726,00 del 2015 a quello di 346.904,00 del 2016, segnando il record massimo mai raggiunto in questa provincia. Stesso andamento sostanziale hanno fatto registrare le precedenti attuazioni dei Piani di controllo il cui risultato tangibile è stata la crescita senza sosta delle somme da risarcire.
In questi pochi giorni di applicazione della programmazione di controllo abbiamo ricevuto centinaia di richieste di intervento da parte di Sindaci, Organizzazioni agricole e Imprese, che si stanno concretizzando in interventi diretti e mirati alla fonte del danno ad opera della Polizia Provinciale e dei cacciatori autorizzati.
Gli interventi attuati, fino ad oggi e nel loro complesso (compresa la caccia in braccata), hanno consentito di abbattere circa 10.000 cinghiali con una probabile evidente ricaduta positiva in termini di riduzione del danno e conseguente riduzione della spesa pubblica regionale.
I dati definitivi saranno forniti nei prossimi mesi, allorquando gli ATC presenteranno il piano di assestamento faunistico per il cinghiale.
Per quanto concerne gli specifici dati degli abbattimenti relativi alla sola caccia di selezione, attivata da solo un anno, si evidenzia una distribuzione territoriale degli abbattimenti molto eterogenea che lascia trasparire una ampia differenza circa il diverso impegno profuso dai singoli Enti attuatori e dal mondo venatorio.
E su questo tema che concentreremo le nostre energie, faremo una valutazione complessiva ed oggettiva dei risultati ottenuti in questo primo anno di applicazione della strategia, rimandando alla sua conclusione ogni valutazione sull’attività profusa dai Soggetti attuatori (Atc, Polizia Provinciale, Cacciatori di selezione, selecontrollori) e solo a seguito di tale utile confronto con l’andamento dei danni dell’annualità in corso, si potranno esprimere valutazioni ed individuare i correttivi.
Lo faremo, come sempre, attraverso un dialogo fitto e costruttivo con tutti coloro che credono in questo percorso, convinti come siamo della necessità di cambiare rotta rispetto al passato.
Buon lavoro.
L’Assessore
Dino Pepe

 

 

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