Centri di ricerca

Cotir, Crab e Crivea: lavoratori allo stremo

Sono trascorsi tre anni da quando nel 2015 il Consiglio Regionale dichiarò l’istituzione di un fondo di rotazione di un milione di euro l’anno a favore di Cotir, Crab e Crivea, centri di ricerca abruzzesi del settore agricolo. Si sarebbero dovuti utilizzare  in anticipazioni di cassa temporanee per far fronte alle necessità urgenti.

Oggi, alla fine del triennio, il calvario dei lavoratori dei centri di ricerca prosegue inesorabile.

 

Superano i 24 mesi al Cotir di Vasto ed i 10 mesi al Crab di Avezzano gli stipendi arretrati, denunciano Fai, Cisl, Flai, Cgil e Uila Uil. 

«I lavoratori dei centri di ricerca regionali del settore agroalimentare sono allo stremo, – scrivono i sindacati – il tanto decantato progetto di riordino che secondo la Regione Abruzzo doveva portare, entro sei mesi dalla nomina dei commissari liquidatori, alla razionalizzazione e all’istituzione del centro unico, a distanza di quasi tre anni non ha prodotto nulla se non il peggioramento delle situazioni debitorie degli enti e l’aggravarsi delle condizioni, già disperate, dei dipendenti».

«Le Organizzazioni Sindacali – scrivono per i tre sindacati Feliciantonio Maurizi, Ada Sinimberghi, Moreno d’Anastasio – in questi giorni, stanno invano cercando di interloquire con l’Assessore Dino Pepe, chiedendo di essere convocate, senza alcun esito. Sembra quasi che il problema della sopravvivenza dei centri di ricerca e della tutela dei lavoratori che vi svolgono la loro opera sia una questione irrilevante agli occhi del governo regionale, una seccatura dalla quale è preferibile tenersi a debita distanza.

Eppure i ragionamenti ed i percorsi a fatica portati avanti con grande senso di responsabilità dal sindacato, nel confronto con la Regione e gli impegni presi, potevano e dovevano condurre ad un risultato che si riteneva condiviso, cioè dar vita ad un unico centro finalmente in grado di garantire quel lavoro di ricerca ed innovazione tanto necessario alle imprese agro alimentari abruzzesi, in una logica di crescita e sviluppo di un settore strategico per l’economia regionale, salvaguardando i livelli occupazionali.

Invece nulla di tutto questo sta accadendo, la situazione sembra essere completamente fuori controllo da parte sia dei liquidatori, sia della Regione; lo scenario più probabile all’orizzonte è quello della chiusura dei centri con conseguente perdita di posti di lavoro con dispersione di alte professionalità, smantellamento della ricerca applicata in agricoltura e depauperamento del patrimonio pubblico».

Quella dei centri di ricerca regionali pare una storia senza fine: non prendono lo stipendio da più di un anno i lavoratori dei tre centri regionali e tutto questo nonostante l’impegno più volte assunto e promesso, in consiglio regionale, di liquidare gli arretrati.

Non solo impegni non assunti, ma oltre al danno, la beffa: il Dipartimento Politiche Agricole circa due mesi fa ha chiesto al Crab e al Cotir di restituire mezzo milione di euro, finanziamento ottenuto in regime de minimis come fondo di rotazione nel 2015.

Il 14 marzo i dipendenti del Cotir hanno occupato pacificamente la Sala Commissioni, esasperati dalle mancate risposte da parte della Regione e da oltre un anno senza stipendio.

«Se qualcuno pensa di sottrarsi alle proprie responsabilità, nascondendo la testa sotto la sabbia come gli struzzi, sappia che Fai Flai e Uila – concludono i sindacalisti – non intendono far finta di nulla ed assecondare l’inerzia a cui si è costretti ad assistere». [D.R.]

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