Lutto

Addio, professor Galeotti

Si è spento ieri sera all’ospedale San Salvatore Gianni Galeotti, papà della direttrice de Il Capoluogo Roberta. Aveva 78 anni.

Amante dell’arte, ha fatto dell’insegnamento la sua vita: per 35 anni è stato il professore d’arte della scuola media di Santa Lucia di Fiamignano e di Pescorocchiano, dove è arrivato nel lontano 1966 da Urbino. Nel ’67 ha conosciuto la Professoressa Salvi con la quale ha condiviso 47 anni di vita.

gianni galeotti
gianni galeotti

I funerali si terranno domani, sabato 17 dicembre, alle ore 11:30 presso la chiesa di Pettino.

A Roberta ed Erika, le figlie, alla moglie Luigina e ai nipoti un abbraccio e una carezza da tutta la redazione de Il Capoluogo, che si stringe a loro in questo momento molto difficile

Il suo ricordo nelle parole del direttore responsabile de Il Capoluogo, Fulgo Graziosi

Gianni Galeotti ha lasciato questa terra

La redazione del Il Capoluogo è in lutto. Proprio questa sera il papà di Roberta, editrice e direttrice del giornale, alla età di 78 anni, se n’è andato in punta di piedi, senza fare rumore, incamminandosi per prati luminosi verso la casa del Padre. Le sofferenze di questi ultimi giorni lo hanno decisamente provato. Ha resistito con tutte le forze agli attacchi e alle dure prove alle quali è stato sottoposto fisicamente e mentalmente. Dagli ultimi colloqui intercorsi con Roberta, ho capito che Gianni era scientemente preparato a questo evento. È stato fermamente contrario a qualsiasi forma di accanimento terapeutico. Era convinto che la natura dovesse seguire il corso alla stessa assegnato dalle ferree regole della vita terrena. Nel corso della sua esistenza è stato un bravo e apprezzato insegnante di materie artistiche di Scuola Media. Ha educato, curato e seguito centinaia di ragazzi, facendoli entrare nel mondo dell’arte attraverso il disegno e la pittura, in tutte le forme espressive della materia. Era dotato di un occhio particolarmente clinico, tipico dell’artista, capace di inquadrare ogni forma di vita e trasformando le osservazioni in espressioni pittoriche di ottimo rilevo. Ha realizzato tante opere, tantissimi quadri. Innumerevoli amanti dell’arte e della pittura hanno avuto modo di apprezzare i suoi lavori in centinaia di mostre tenute nelle più importanti gallerie del Paese. Come tutti i grandi artisti non amava stare in primo piano. Era piuttosto riservato e tranquillo. Preferiva che gli amici e gli ammiratori parlassero più dei suoi quadri che non della persona. Quelle poche volte che abbiamo avuto modo di parlare per brevissimo tempo, ho sentito che il suo sguardo mi analizzava. Percorreva, senza palese insistenza, il profilo del mio viso, cogliendo attentamente le espressioni degli occhi e del sorriso. Non emetteva giudizi. Teneva per sé le impressioni raccolte, metabolizzando aspetti, lineamenti e dimensioni. Al momento del commiato, però, si capiva che aveva gradito trattenersi con te attraverso l’espressione di un ampio sorriso e mediante la luminosità del suo sguardo. Una decisa stretta di mano, alla fine, ti forniva la certezza che la tua presenza, il tuo modo di dialogare, gli argomenti accennati e il tuo modo di essere, erano pienamente graditi da un grande maestro d’arte e di vita. In tanti discorsi con Roberta e con amici comuni ho sempre sostenuto, nella forma più comune dell’egoismo umano, che persone come Gianni non dovessero mai scomparire dalla faccia della terra. Purtroppo, non è così. Proprio in queste circostanze mi torna alla mente una illuminata citazione di Orazio: “La pallida morte batte con piede uguale al tugurio del povero come al castello del re”. Questa volta, infatti, ha bussato alla porta di Gianni Galeotti, un re della pittura e dell’arte. Il migliore dei miei pensieri, di tutti i collaboratori e della grande schiera dei lettori del giornale, accompagni l’anima del grande “maestro” Gianni alla ricerca della pace eterna.
Fulgo Graziosi