Ricostruzione

San Massimo, appello per ricostruirla

Un appello per ricostruire la Cattedrale di San Massimo, in piazza Duomo. E’ partita ieri sulla piattaforma Avaaz, la petizione con raccolta firme per l’avvio dei lavori di ricostruzione della Cattedrale aquilana, imprigionata in un appalto complicatissimo, il più grande in centro storico visto che ammonta a 45 milioni di euro fra appalto pubblico che riguarda il solo edificio sacro e l’appalto privato relativo agli alloggi, appaltato dal Consorzio Sant’Emidio. Ad impedire l’avvio dei lavori una serie di intrecci – burocratici e non – incredibile: da cambiamenti, anche profondi, delle leggi in corso, dalla mancanza di chiarezza su chi doveva intervenire sulle diverse parti da ricostruire, alle inchieste giudiziarie che hanno visto coinvolta anche la Curia. A fare da collante, la forte incuria nella quale il Duomo è stato relegato in tutti questi anni. 

 

Già, perché il Duomo giace ormai da sette anni nel più totale abbandono. Tutta la zona del transetto e del presbiterio, ossia quella dove si celebra, è tutt’oggi “scoperchiata” e ricoperta di erbacce e arbusti che danneggiano ulteriormente la pavimentazione già parzialmente lesionata dal crollo; le porzioni danneggiate di muratura e gli apparati decorativi, diversi dei quali ancora recuperabili o riproponibili, continuano a sfaldarsi a causa dell’esposizione diretta agli agenti atmosferici.

“Un tale stato di cose sarebbe inaccettabile per qualunque edificio che rappresenti una testimonianza di identità comunitaria, oltre che di arte e ingegno architettonico.” si legge nella petizione. “Un tale stato di cose è tanto più inaccettabile per una Cattedrale, edificio che unitamente al suo valore storico‐artistico si arricchisce di valenze sacre e simboliche per la comunità. Dovunque, il Duomo è la madre di tutte le chiese della città e della Diocesi, la casa della comunità cittadina che, al di là delle personali convinzioni religiose di ognuno, identifica la Cattedrale come uno dei principali punti di riferimento del proprio spazio urbano e ne apprezza le testimonianze storico‐artistiche che essa contiene.”

“Riteniamo che nessuna motivazione di natura burocratica possa giustificare lo stato di abbandono in cui versa la nostra Cattedrale. Senza entrare nel merito di questioni procedurali non di nostra competenza, riteniamo inaccettabile che per ragioni di natura burocratica si rischi di mandare al macero un edificio che racchiude in sé oltre sette secoli di storia.”

A firmare la petizione, ad oggi, privati cittadini e le associazioni Archeoclub d’Italia – Sede L’Aquila, l’Associazione “Panta Rei” , il FAI Fondo Ambiente Italiano – Delegazione di L’Aquila, Gruppo Aquilano di Azione Civica “Jemo ’nnanzi”, Italia Nostra – Sezione L’Aquila, Legambiente Abruzzo Beni Culturali, Pro Natura L’Aquila.

(e.f.)

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