Il lamento della povera vedova

I conti di Don Chisciotte non tornano

Signore, mi avete sempre detto che i nodi tornano al pettine. Mi avete anche raccomandato di tenere sotto controllo ragioni, azioni e reazioni. Di usare tatto e diplomazia, specialmente quando si tratta con elementi sensibili. Mi sono attenuta fedelmente ai vostri consigli. Ma gli altri, il prossimo per intenderci, si è messo decisamente agli antipodi. Guardate che cosa è successo al Consiglio Comunale durante la discussione sul “Bilancio”.

Signora mia, forse sono stato troppo impegnato in questo periodo. Non sono neppure gradito nell’aula consiliare. Che cosa è successo?

Signore, ci vorrebbe una settimana intera per raccontarvi la storia. Forse, non basterebbe. È successo di tutto. Don Chisciotte non stava più sulla poltrona. Si era gonfiato tutto. Faceva fumo e fiamme dal naso e dalla bocca per la rabbia. Il bilancio, così come era stato presentato, non era passato. A un certo punto, però, si è placato di botto. È diventato pallido, cereo, gelato. Guardava nel vuoto. Non ho ben capito le ragioni.

Carissima, non ti agitare. Te lo spiego in due parole e tieni a mente i miei suggerimenti. Il grande Hidalgo, spesso, ha fatto il saccente, l’arrogante, il prepotente. Ha redarguito e accusato di incapacità la dirigenza comunale, senza pesare l’effetto delle parole che, purtroppo, provoca delle reazioni uguali e contrarie. Comunque, lascia fare a me. Cercherò di capire bene per riportarlo sulla retta via!!!.

Emerito Cavaliere, la mia devota vedova si preoccupa per te, per la tua salute e per la tua attività politica, si fa per dire. Credo che non abbia tutti i torti. È un po’ di tempo, per la verità, che vai dando i numeri a tutti. Per lo meno fornisci quelli buoni per far vincere un terno al lotto.

Signore, mi state facendo sorgere qualche dubbio. Ho sbagliato qualcosa? Ho redarguito qualcuno inopportunamente?

Caro il mio Hidalgo, sai benissimo che con me non puoi fare il furbo. Rappresento lo specchio della tua anima. Posso leggere prima di te cosa hai nascosto nel cervello. Lo sai benissimo! Hai iniziato con il tuo vice: lo “sceriffo” che ti hanno messo a fianco per guardarti le spalle ed evitare, per quanto possibile, le bordate che ti vengono indirizzate da tutte le parti, anche dai tuoi compagni di “cordata”. Non è forse vero?

Signore mio, è vero, ma non fatelo sapere a tutti. Potevo anche evitare di tirarlo per la “giacchetta”. Mi sarei risparmiata la repentina reazione e, forse, anche la decisione di candidarsi alle prossime elezioni con chi ritiene più opportuno. Da queste poche parole ho capito che non si candiderà con noi.

Caro Sindaco massimo, ho capito bene la tua espressione? Hai forse detto “con noi”? Non usare il plurale maiestatis, non ti si addice. Sei rimasto solo. Ti hanno mollato tutti, anche l’alto protettore che ancora dirige le danze consiliari.

Signore, avete perfettamente ragione. Anche “l’alto” e “Benedetto” presidente del Consiglio comunale ha minacciato di candidarsi come primo cittadino. Forse, perché sono stato un po’ pesante nei suoi riguardi con giudizi e appellativi inopportuni. Per cortesia, datemi qualche consiglio per recuperare la simpatia e l’appoggio del mio Presidente!

Illustre, non cercare di impietosire il Signore che hai offeso in ogni modo. Hai pure tolto il crocifisso dalla sala consiliare e hai ancora il coraggio di chiedere la sua protezione. Spiega al Signore perché non avrei la “statura” per candidarmi. Voglio vedere quale tesi potrai sostenere. Se non te ne sei accorto, sappi che ho le carte in regola. In quanto a “statura”, ti domino dall’alto. In Consiglio sono più alto di te per almeno 60 centimetri. Professionalmente non mi lamento. Sono stato definito “l’avvocato del diavolo” per averti salvato, più volte, dai mirati attacchi dell’opposizione. Politicamente, non sono un migrante come te. Ho sempre fatto parte della “rifondazione”, anche se, sinceramente, non sono riuscito a rifondare la sinistra aquilana. E mi fermo qui.

Mia devota vedova, hai sentito che botta! È stata una lezione di comportamento espressa con poche appropriate parole. Figuriamoci se avesse scritto ancora. Altro che avvocato del diavolo!!!

Signore mio caro, adesso non mi potete abbandonare, altrimenti questi mi spediscono in esilio, direttamente, senza appello. Datemi una mano, vi prego. Almeno cercate di sostenere la validità della mia tesi in merito alla costruzione del ponte dalla Mausonia a Porta Napoli. Non vorrei precipitare nell’Aterno, per poi essere ripescato “nell’adriaco mare”, come elemento inquinante del mare nostrum.

Caro ed egregio Don Chisciotte, non cercare aiuto al Signore per le tua tracotanza. Nella veste di Segretario del PD aquilano avrei potuto offrirti un valido contributo, l’appoggio della Sezione e la condivisione del progetto. Hai voluto fare il Pierino della classe. Hai voluto sorprendere tutti, presentando una avveniristica soluzione per il decongestionamento del traffico cittadino e ti sei ritrovato sospeso nel vuoto, perché ancora non sei convinto dove debba approdare questo grande manufatto. Hai voluto fare il “pontefice” e adesso dovresti spiegare non tanto a me, quanto ai contribuenti, la validità e la finalità di questa faraonica opera. Hai voluto ignorarmi perché sono giovane e non ho ancora il peso politico necessario per confrontarmi con te. Anche questa volta ti sei sbagliato, perché in quanto a “peso” non difetto proprio. Non ti pare?

Signore, avete sentito? Ora anche i ragazzi mi pongono alla berlina. Arrivano certe mazzate che non permettono di stare in piedi. L’ultima è stata quella del Consigliere di opposizione. Con una spietata arringa mi ha messo con le 

spalle al muro, solo per aver detto che qualche persona a lui vicina aveva goduto di alcuni privilegi. Mi ha minacciato di brutto, inseguendomi mentre fuggivo per i corridoi comunali.

Don Chisciotte carissimo, te le sei vista proprio brutta. Hai visto ora cosa significa togliere il crocifisso dal posto di lavoro? Non hai potuto neppure invocare il mio aiuto. Non c’ero. Mi hai scacciato come un cane!!! Perciò, non voglio fornirti nessun aiuto, neppure il sostegno morale. Ti vorrei dire solamente: ti sta bene. Dovresti sapere che se vai a stuzzicare il cane che dorme, potresti essere azzannato, proprio come ti è capitato. Adesso, però, mi piacerebbe sentire anche la versione di “Zorro”, virtuoso del fioretto, che hai voluto stuzzicare.

Signore, grazie per avermi passato la parola. Voi si che siete una persona rispettosa delle regole. Sappiate che il “questuante” del vostro aiuto, nella veste del massimo sindaco, difficilmente lascia parlare l’opposizione. Neppure i suoi compagni di cordata. Per non parlare, poi, delle scomposte posizioni che assume sulla poltrona per schiacciare il consueto pisolino. Per questo non ascolta e, poi, annaspa, cercando suggerimenti e appoggi a destra e a manca. Per dirne una delle più recenti. Appena seduto sulla sedia del primo cittadino, ha immediatamente rimosso i vertici dirigenziali, nominando i nuovi a lui vicini. Ha dettato a questi signori le linee del bilancio che non è passato in Consiglio, attribuendo la responsabilità del “fiasco” proprio a quella dirigenza da lui nominata. Per cercare di parare il colpo negativo cosa fa? Dopo aver ingaggiato il Cocciante, cugino dell’usignolo rocchigiano, per cantare l’inesistente contributo governativo, che cosa ha fatto? Ha aumentato insensatamente la tassa sui rifiuti urbani, dicendo ai cittadini che dovrebbero ringraziarlo per il misero aumento del 20 per cento. Per aver fatto notare correttamente che il bilancio, normalmente, è costituto da cifre certe e riscontrabili, apriti cielo. Fulmini, saette, improperi, minacce di ricorrere a vie di fatto, bassi e insinuanti apprezzamenti su persone a me vicine, che, tra l’altro, non hanno alcun legame con la vita politica e amministrativa della città. Addirittura mi ha invitato a seguirlo fuori dell’aula per misurarsi in un confronto di lotta libera. Ho raccolto l’invito. L’ho seguito. Il suo fedele “cantautore”, oriundo giocatore nel ruolo contabile, mi ha sbarrato la strada, impedendomi di regolare i conti del bilancio comunale. Comunque, non sarebbe successo nulla, perché sarebbe stato difficile raggiungerlo. Erz più veloce della luce.

Mia cara, hai capito che cosa avviane nell’arena comunale? Altro che mulini al vento. Comunque “Zorro” è un osso duro. Un combattente tenace. Con un solo colpo di fioretto ha mandato in tilt il grande Hidalgo. Stai bene attenta! Guardati le spalle e i fianchi! Potresti essere lambita da qualche violento manrovescio!

Signore mio, per carità, richiamate pure la mia povera anima accanto a voi, prima di essere scambiata per un semplice mulino a vento da distruggere. E così sia.