Psicologiamo

La demenza di Alzheimer: un nuovo approccio di cura

di Roberta Bernardi

Questa settimana ho invitato la mia amica e collega Dott.ssa Daniela Fiorenzi, Psicologa Clinica e Psicoterapeuta esperta in neuropsicologia cognitiva del bambino e dell’adulto, a collaborare con me nella stesura di questo articolo per addentrarci nel mondo della Demenza, una malattia acquisita che porta alla progressiva perdita delle funzioni cognitive. L’ Alzheimer è la forma più diffusa di Demenza nella popolazione anziana.

In questi ultimi anni, ci fa notare la Dott.ssa Fiorenzi, PhD in questo ambito, si è assistito ad un graduale aumento dei casi di Demenza (in Italia un milione di persone sono affette da Alzheimer), ciò è dovuto all’allungamento della aspettativa di vita ed al conseguente aumento della popolazione anziana. È importante, però, distinguere quello che è un normale decadimento cognitivo dovuto all’avanzare dell’età ed al conseguente invecchiamento del cervello, da quello che è un decadimento patologico.

Molto spesso, i primi sintomi di demenza vengono confusi con uno stato di apatia o depressione conseguente alla interruzione per esempio delle attività lavorative o al sopraggiungere di una malattia (frattura di un arto, ospedalizzazione). Se è vero che gli eventi citati prima possono influenzare l’emergere dei sintomi, è anche vero che un’attenta diagnosi può distinguere in maniera esatta singoli episodi da sintomi iniziali.

Nella fase iniziale, i sintomi di demenza possono essere minimi, tuttavia, quando la malattia provoca maggiori danni al cervello, i sintomi peggiorano.
I sintomi caratteristici delle prime fasi della demenza sono le cosiddette dimenticanze, episodi di disorientamento, mancanza di attenzione e cambiamenti comportamentali. A tutti capita a vari livelli di avere questi come episodi isolai (dimenticare il fornello acceso, il sale nella pasta, il nome di una persona, come si raggiunge un negozio!), ma è importante stabilire se questi siano episodi isolati ed il perché essi si presentino.

Per parlare di demenza essi devono essere continuativi e tali da limitare l’autonomia della persona. La diagnosi tempestiva della Demenza, permette di intervenire fin dalle prime fasi. Infatti, anche se al momento non esiste nessuna cura farmacologica in grado di fermare la progressione della malattia, ma solo farmaci che nelle fasi iniziali aiutano a controllare i sintomi, esiste la possibilità di trattare questo tipo di pazienti in maniera alternativa, cioè attraverso la stimolazione cognitiva, un tipo di attività che mira a rallentare la perdita delle funzioni cognitive attraverso l’esercizio di esse.

La Dott.ssa Fiorenzi, durante il suo Dottorato di Ricerca, ha potuto constatare che permettere ai pazienti con demenza di Alzheimer di frequentare percorsi di stimolazione cognitiva ha un effetto benefico sul paziente così come sulla famiglia. La malattia di Alzheimer è un tipo di patologia che coinvolge, infatti, tutta la famiglia del paziente che si trova ad avere a che fare con una persona che pian piano perde le proprie autonomie, i propri interessi ed ha bisogno di un’assistenza sempre più intensiva. La stimolazione cognitiva permette di intervenire su quelle che sono le capacità residue del soggetto, migliorando l’autonomia ed il tono dell’umore.

Di sicuro mantenere uno stile di vita attivo sia cognitivamente che fisicamente rallenta l’invecchiamento del cervello e aiuta a fronteggiare la perdita delle funzioni cognitive.

foto Roberta Bernardidi Roberta Bernardi per Psicologiamo.
35 anni, Psicologa Clinica e Psicoterapeuta, Roberta ha recentemente dato alla luce Azzurra ed Aurora. Attualmente impegnata in PhD presso l’Università degli Studi di L’Aquila, è specialista in psicopatologia infantile e adolescenziale con annesse problematiche familiari. BLOG: PSICOLOGIAMO

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