L'editoriale

Prove d’autore per la macroregione dell’Italia centrale

Da qualche tempo il Governatore della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, mira a creare uno stretto collegamento tra le Capitanerie di Porto di Pescara e Civitavecchia, non solo per evitare l’accorpamento con Ancona, ma, anche e soprattutto, per gettare le basi della formazione di una possibile macroregione che comprenda la fascia centrale del Paese, con il fine ultimo di entrare a far parte di un’area politicamente forte. Non è affatto una idea cervellotica. Anzi, appare quanto mai opportuna, lungimirante e attuale. Non bisognerebbe arrendersi dinanzi alle prime pretestuose battute d’arresto, dettate più da espressioni tipicamente burocratiche, che non dalla volontà politica governativa, che si dichiara costantemente aperta e protesa alle innovazioni.

Il pittore, meglio ancora l’incisore, prima di dar corso alla produzione delle opere commerciali, effettua le prove d’autore per verificare la bontà delle stesse e per apportare eventuali correzioni o aggiustamenti. Perciò il disegno che ha in mente D’Alfonso andrebbe curato, studiato, verificato e sostenuto con particolare attenzione. Siamo perfettamente convinti, lo abbiamo affermato anche in altre occasioni, che se il Governo ha intenzione di realizzare delle concrete economie, riducendo contestualmente la spesa pubblica, dovrà incamminarsi urgentemente sulla realizzazione di cinque o sei macroregioni, ripristinando il tessuto amministrativo esecutivo assicurato fino ad oggi dai Comuni e dalle Province. Precedere le iniziative parlamentari non costituisce reato. Neppure perdita di tempo. Consente, invece, di costruire una piattaforma sulla quale edificare il nuovo assetto regionale. Non è detto che debba essere ad ogni costo un progetto pilota nazionale. Potrebbe essere, però, un disegno sul quale si possa cominciare a ragionare. Di solito, chi comincia a camminare con il piede giusto si troverà in posizione più vantaggiosa rispetto al prossimo.

La prova d’autore di D’Alfonso non è fine a se stessa. Non riguarda solamente l’assetto territoriale delle nuove Regioni. Il disegno, secondo noi, mira a vitalizzare le strutture esistenti sul territorio, al fine di recuperarne l’efficienza o, per lo meno, a ridurne la pesante incidenza negativa sul bilancio regionale. L’attuale compagine di maggioranza ha ereditato un pesante fardello, determinato dalle poco oculate scelte delle amministrazioni precedenti. Scelte dettate più dalla megalomania politica, determinata dai numeri e non dalla programmazione delle opere da realizzare, la cui localizzazione è avvenuta, con molta disinvoltura, su un fazzoletto di terra troppo esiguo per consentirne la funzionalità. Infatti, non è una novità. È sotto gli occhi di tutti la situazione deficitaria dell’interporto di San Valentino e del Mercato Regionale Ortofrutticolo. Non basta. Sul territorio regionale sono state realizzate strutture intermodali in posizioni che non hanno nulla di strategico. Una sola godeva e gode ancora inconfutabilmente dei requisiti della mobilità e modalità dei trasporti: il Centro Smistamento Merci della Marsica. Penalizzato e ridimensionato a semplice Autoporto soltanto per far posto alla creazione dell’Interporto di San Valentino.

Operare delle scelte strategiche, in questa situazione, rappresenta un compito arduo e di non facile soluzione politica. Infatti, il rovescio della medaglia del possibile accordo con Civitavecchia riporterebbe in auge la indiscussa posizione strategia del Centro Smistamento Merci della Marsica, localizzato in maniera perfettamente baricentrica tra i più grandi scali portuali del Paese: Civitavecchia, Ancona, Bari e Napoli. Gioverà ricordare, per inciso, che la programmazione economica di sviluppo della Provincia dell’Aquila aveva individuato nella Marsica il punto più nevralgico e razionale per la collocazione della struttura intermodale del centro sud ancor prima che venisse barattata la nascita dell’interporto di San Valentino. Vale la pena ricordare che il progetto della Provincia venne definito dalla Unione Europea “Progetto pilota per la intermodalità dell’Europa del Sud”. Si, fu un vero e proprio baratto, per non definirlo più propriamente uno scippo alla economia delle aree interne. Tra gli atti della Regione degli anni ottanta, infatti, esiste una delibera di Giunta, con la quale si sancisce che il Centro Smistamento Merci della Marsica viene declassato al ruolo di Autoporto per consentire la progettazione dell’Interporto di San Valentino. In cambio la Marsica avrebbe avuto la localizzazione del Centro Ortofrutticolo Regionale. Cosa che non è mai avvenuta. È stato realizzato a Cepagatti.

Il Centro Smistamento Merci della Marsica non può e non deve essere ridotto a semplice deposito gratuito del materiale della Croce Rossa. Sarebbe un vero e proprio sfregio a una struttura che avrebbe diritto al pieno rispetto della destinazione per la quale è stata progettata, finanziata e realizzata. La Croce Rossa potrebbe benissimo mettere a frutto i propri beni, con la vendita di alcuni preziosi lasciti, acquistando un capannone nel territorio della sede provinciale di competenza. Oppure, potrebbe chiedere in locazione una delle strutture autoportuali inutilizzate, esistenti nel teramano, prima che le stesse cadano in rovina.

Ecco un’altra prova d’autore che il Governatore è chiamato ad effettuare per la soluzione di un delicato problema, per il quale occorre coraggio, acume e intuizione per la determinazione delle scelte capaci di recare effettivo e tangibile benessere alla Regione.