Regione in panne

Il mutuo da cento milioni paralizza i lavori del Consiglio regionale

Parola d’ordine: ostruzionismo.
Può essere definita così, in una sola parola, la giornata passata in Consiglio regionale  che termina alle 5 del mattino.

E dire che il nodo del discutere, il mutuo da cento milioni, aveva superato l’esame dell’Aula. Erano da poco passate le 20 quando, al secondo giorno di Consiglio regionale e dopo ore di discussioni e di braccio di ferro con le opposizioni, era arrivata l’approvazione della legge di un finanziamento da cento milioni di euro per coprire i debiti contratti dalla Regione negli scorsi anni.

Vibrante la protesta e la reazione da parte dei consiglieri del Movimento 5 Stelle i quali, al momento dell’approvazione della legge, hanno lanciato decine di foglietti rappresentanti i “soldi dei cittadini abruzzesi”: nella discussione dei punti successivi sono piovuti emendamenti e subemendamenti (oltre ottanta) che hanno costretto ad un’altra, ennesima battuta d’arresto i lavori del Consiglio regionale.

La giornata
Cinque Stelle e Forza Italia anche in questa seconda giornata di Consiglio regionale  non hanno fatto passi indietro e i lavori, aggiornati alle 15:30 di questo pomeriggio dopo la prima seduta di ieri, sono andati avanti stancamente, emendamento dopo emendamento.

Il nodo del mutuo da cento milioni proprio non va giù alle opposizioni che ribattono, parole della consigliera 5 Stelle Sara Marcozzi, “che ci sono cento milioni di buoni motivi per non approvare questa legge ingiusta ed antieconomica”.
Più volte viene sottolineato in Aula, infatti, dai consiglieri del Movimento 5 Stelle e di Forza Italia che il prestito da cento milioni comporterà una rata annuale da 6,1 milioni di euro, i cui interessi però ammontano a oltre 4 milioni di euro all’anno.
Inoltre, il rendiconto del 2014 ancora non è stato approvato e questo dovrebbe impedire, di fatto, la richiesta di un mutuo da parte della Regione.

Ma al di là dei contenuti, l’atmosfera all’Emiciclo è tesa: le ore corrono via tra metafore del buon padre di famiglia che non dovrebbe far pendere debiti sul capo dei propri figli e nipoti ai continui richiami all’ordine e al silenzio durante gli interventi. Battibecchi che fanno rallentare ulteriormente i lavori, unitamente al voto per appello nominale chiesto e ottenuto da alcuni consiglieri di minoranza.