La voce dei detenuti

‘Il futuro sarà di tutta l’umanità. Voci dal carcere’

di Valter Marcone

Nel pomeriggio di giovedì 3 dicembre 2015 nella sala dell’auditorium della CGIL è stato presentato, con l’intervento degli autori il libro scritto a quattro mani  da Antonella Speciale ed Emanuele Verrocchi “Il futuro  sarà di tutta l’umanità. Voci dal carcere” ,Dissensi  edizioni , che prende il titolo  da un verso di Allerta del poeta Oswald De Andrade . Ha introdotto la presentazione un saluto di  Umberto Trasatti, segretario generale della CGIL  L’Aquila  e l’incontro  è stato moderato  da Fabio Pelini ,Assessore al lavoro del Comune di L’Aquila. Il libro contiene le riflessioni  di Antonella Speciale  che vive ad Acireale  e si occupa di  laboratori di scrittura  autobiografica  ,attività svolta da volontaria  presso gli Istituti penali per minorenni e per adulti e gli interventi di  Emanuele Verrocchi che vive a Sulmona, sindacalista della CGIL sui temi e problemi  dell’istituzione penale , di chi ci vive,i detenuti e di chi  ci lavora,gli operatori  a vari livelli. Tutto  raccontato anche attraverso  le voci dei detenuti che nei laboratori di scrittura  si sono, per così dire, raccontati narrando  anche la vita e il destino  di questa istituzione nella nostra società.

Uno sguardo  dunque alle regole  per capire le regole dello sguardo nel senso di offrire a chi  non  ha voce, agli ultimi che resteranno sempre ultimi ,la possibilità di porre domande  agli altri, a quelli dell’altra parte, a quelli di fuori dal muro, a quelli che spesso danno la delega  e il compenso  ( in parcelle e stipendi ) a quanti nelle istituzioni ( operatori  penitenziari) lavorano per vedere  il meno possibile, per non vedere ,per non toccare ,imponendo  che tutto sia chiuso, separato, diviso, inscrutabile. Per salvarsi la coscienza  e non solo ,almeno nelle intenzioni storiche  di una società e delle sue istituzioni che del “sorvegliare e punire “ ha fatto il cardine  della “rieducazione costituzionale “

La presentazione del volume che contiene anche  una introduzione di  Patrizio Gonnella,Presidente dell’Associazione Antigone onlus e una postfazione di Riccardo Noury,portavoce di Amnesty International Italia  sta anche ad indicare ,nel momento attuale, la sensibilità di un sindacato a questi problemi. Ai problemi propri di una umanità sofferta e sofferente a causa di un potere  che si regge su “mattoni di vergogna” ( mura ferro, sbarre, sporcizia, violenza) e su la legge,” ogni legge  che l’uomo ha creato  per l’Uomo / da quando il primo Uomo assassinò suo fratello / ed ebbe  inizio la pazzia del mondo / ( e che ) rende paglia il frumento  e conserva gli sterpi / con setaccio che ingrandisce  il male “ come dice Oscar Wilde  ne “la ballata del carcere di Reading”. Un sindacato che qualche anno fa  ha svolto il congresso di una delle sue categorie  all’interno della Casa penale di Sulmona,proprio per fornire un segnale di via libera  ad un nuovo percorso di comprensione e ri-comprensione del senso della pena,del diritto dello Stato di punire ,della rottura  del contratto sociale in termini quasi socratici ( vedi il Critone di Platone) ,l’incapacità e l’impossibilità di perdonare laicamente da parte  del sistema giudiziario ( il Perdono giudiziale esiste solo nel diritto minorile ).Tutto ciò con uno sguardo di  compassione  e di pietà ,la pietas  del mondo latino ,la pietas laica che bandisce ogni vergogna.

Troppo lungo sarebbe qui  esaminare tutti gli aspetti  delle problematiche carcerarie dalle morti in carcere,al sovraffollamento, dalle sanzioni minacciate a questo proposito dall’Unione europea alla scarsa applicazione della legge Gozzini ,delle sue modifiche  pensando principalmente alle  misure alternative  e sostitutive della  detenzione e in essa contenute, alle problematiche sollevate in anni di  denuncia da parte dei Radicali italiani  e contenute da ultimo  nelle raccomandazioni del Presidente della Repubblica Napoletano al Parlamento  e negli scritti di giuristi e sociologi avveduti tra cui, solo per citarne uno , il prof. On .Manconi.  Che  con il prudente realismo dell’utopia  arriva  ad una ragionevole proposta per la sicurezza dei cittadini , abolire il carcere  e aprire una frontiera ,quella del “rischio della libertà”

Nondimeno proprio quella pietà che abbiamo sopra ricordato ci induce  ancora ad una considerazione  e ad un interrogativo. Chi in questo paese e in questo momento storico parla di istituzioni come il carcere ,  quello che resta dei manicomi ( gli OPG),gli ospedali e  le caserme  (istituzioni totalizzanti e chiuse ) in termini di apertura, di vita e non di morte,,costruttivi e in definitiva di riappropriazione da parte della società partecipante e partecipativa ?Pochi in questi termini ; molti  in termini di allarme,scandalo strillato, radicalizzazione  dei problemi quando la realtà e gli accadimenti della realtà portano queste istituzioni in primo piano  sulle riga delle cronache  per fatti spiacevoli e dolorosi ,per le conseguenze di problemi mai risolti.

Dunque  ad un libro che parla di questi problemi bisogna augurare  tanti lettori tenendo conto anche del gesto degli autori che hanno voluto l’anteprima della presentazione  a L’Aquila. Una città che  alla metà degli anni cinquanta del secolo scorso , quando i lupi arrivavano fino alla Fontana Luminosa  per l’inclemenza della stagione invernale  ha dato vita ad altre luminose e calde stagioni di vita , di condivisione e di accoglienza. Aprendo il suo manicomio e accogliendo i pazienti nella città.  Per Corso Vittorio Emanuele non passeggiavano solo  stralunati attori del  Living Theatre ma anche i “matti” dell’Ospedale di Santa Maria di Collemaggio  che aveva aperto le sue  porte . Al bar dell’Hotel du Parc facevano colazione uomini e donne  ormai liberi attorno ai quali  la città ( grazie  anche ad un formidabile ambasciatore di “oltre confine “, quel Riziero che tutti ricordano ) si coalizzava  per riprendersi  non il luogo della vergogna ma il luogo della pietà. Una storia che dura ancora oggi con le residenze sanitarie , con il lavoro dell’Associazione 180 e con quello straordinario laboratorio di comprensione e condivisione che è la manifestazione “Cinema e psichiatria “.Una città che ha voluto ,dopo il terremoto,  l’Università di L’Aquila con la facoltà di Economia e commercio  nel luogo dove sorgeva  l’Istituto Penale per minorenni  “chiuso” dopo aver vissuto  anni di “apertura “(1980-2009) durante i quali la comunità,il volontariato,le agenzie della formazione  sono entrare “ dentro” il muro per portarsi “ fuori “ i giovani reclusi  ( attraverso la misura  dell’ammissione all’esterno  prevista da legge e regolamento carcerario )per una scommessa  di libertà , sicuramente vinta in questo contesto sociale e storico