Attualità

Cambiamenti clima minacciano ecosistemi Gran Sasso

Cos'è successo negli ultimi trent'anni alle piante e agli animali del Gran Sasso? I cambiamenti climatici in corso stanno già avendo effetti significativi sulla nostra preziosa biodiversità? Se ne parlerà venerdì prossimo, 19 giugno, dalle ore 9 alle ore 17, all'Aquila, presso la sede del Corpo Forestale dello Stato in via della Polveriera, dove saranno presentati i risultati di trent'anni di ricerche ecologiche svolte sul Gran Sasso dal Corpo Forestale dello Stato, nel quadro del Programma di Ricerca Ecologica e Lungo Termine Lter.

Il convegno nazionale, organizzato dal Corpo Forestale dello Stato (Ufficio Territoriale per la Biodiversità dell'Aquila) in collaborazione con il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, sarà seguito, il giorno successivo, da una breve escursione pubblica alla stazione Lter del Gran Sasso, nei pressi dell'Albergo di Campo Imperatore.

Al convegno parteciperanno ecologi e ricercatori del Corpo Forestale dello Stato, dell'Ente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e di quello del Gran Paradiso, delle Università di Roma Tre, del Molise e di Torino, tutti impegnati nelle ricerche ecologiche a lungo termine condotte nelle aree della Rete Lter Italia di alta quota, dalle Alpi agli Appennini.

Dai dati raccolti nei primi trent'anni, si spiega in una nota, «emerge un processo di graduale degenerazione degli ecosistemi, con forte diminuzione delle rare specie adattate ai climi più freddi e l'invasione di quelle più termofile, provenienti da aree di minore altitudine: si tratta, verosimilmente, degli effetti del generale cambiamento climatico. Sono colpiti habitat e specie di interesse comunitario, anche prioritari, protetti dalla Direttiva Habitat numero 92/43/CEE».

«In base alle normative dell'Unione Europea, alla Strategia nazionale per la biodiversità e ai relativi provvedimenti attuativi - afferma la forestale - occorre rafforzare la protezione di queste aree, per scongiurare l'ulteriore deterioramento e poi la perdita di specie ed ecosistemi unici al mondo, alla sopravvivenza dei quali anche l'uomo deve la sua esistenza».

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