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Grande guerra, Marini: «Nelle trincee anche abruzzesi»

«C'è più sensibilità per il 24 maggio nelle regioni del Nord perché lì si è combattuto, in Veneto, Friuli e Lombardia: le regioni meridionali erano in ritardo, eppure nelle trincee c'erano anche i meridionali e gli abruzzesi». Così Franco Marini, presidente del Comitato storico scientifico per gli anniversari di interesse nazionale presso la presidenza del Consiglio, intervenendo all'Aquila alla Seduta solenne del Consiglio regionale sul tema '[i]L'Abruzzo nella Grande Guerra - Centenario dell'entrata in guerra dell'Italia'[/i].

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Marini, abruzzese di San Pio delle Camere, che è anche presidente emerito del Senato, ha ricordato che «nelle trincee c'è stata l'unita d'Italia, come sostenne Benedetto Croce, l'unità sono state anche le lapidi con i caduti italiani scritti sopra. L'Abruzzo è una delle regioni che si sta sensibilizzando sull'importanza e sulla memoria della prima guerra mondiale, come la Sicilia - ha proseguito - sto lavorando sulla Campania. La prima guerra è stata una rottura della storia, una cosa immensa. La seconda guerra mondiale è nata anche da questioni irrisolte lasciate dalla prima».

Marini, a margine del suo intervento, ha commentato anche il grande evento aquilano dell'Adunata degli Alpini. «L'Adunata nazionale degli alpini - ha sottolineato - è stata un moto d'orgoglio dell'Aquila, la città si è data una spinta che ha ridato attenzione al problema del capoluogo di Regione». Marini è stato alpino come sottotenente nella Brigata Alpina Tridentina.

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