La Carmen getta nella polvere Don Chisciotte

Signore mio caro, in questi giorni non sapevo più dove nascondermi per la vergogna. Lezioni di stile, critiche, rimproveri sono piovuti da tutte le parti. “Ingrati”, “smemorati”, “senza vergogna”, “maleducati”. Mi fermo qui, perché nel ripetere altri epiteti potrei incorrere in qualche reato. Sono anche irripetibili e poco educativi per i ragazzi. È stata molto pesante la Carmen che, al suono del Toreador di Ravel, ha fatto scendere nell’arena Don Chisciotte. Lo ha aggredito e incornato da tutte le parti, disarcionandolo dal suo ronzino e facendolo rotolare nella polvere. È intervenuta pure la “sorella” della Carmen che, citando un detto di Plauto, ha inferto il colpo di grazia al povero Don Chisciotte: “[i]Haud aequum facit qui quod didicit, id dediscit[/i]” che, nella nostra lingua, vorrebbe esprimere più o meno questo concetto: “Malamente opera chi dimentica ciò che ha imparato”.

Mia cara vedova, noto che qualche volta sei attenta. Altre volte distratta. In certi casi sorvoli. In poche occasioni manifesti qualche piccola lacuna.

Signore, ho forse detto cose che non vanno, poco appropriate o scorrette?

Carissima, non te la prendere. Sono piccoli appunti necessari per correggere interpretazioni fuorvianti o poco appropriate. Cominciamo col dire che la Carmen e la “sorella”, come tu impropriamente l’hai chiamata, costituiscono la stessa persona e, anagraficamente, si chiama Carmen Lasorella, una sola parola e non due “la sorella”. Non è un rimprovero, ma una necessaria precisazione. Altrimenti tu, o chi per te, finirai per chiamare in causa anche il “grande fratello” e, poi, le cose si potrebbero complicare. Don Chisciotte non ha provato soltanto il sapore della polvere. È stato trascinato per l’arena. È stato esposto al ludibrio della folla locale e nazionale, mediante l’amplificazione della notizia attraverso la stampa. È stato trascinato fuori dal suo ronzino alla stessa stregua del toro “matado” dal torero, mentre la folla mostrava il pollice verso. Una sola cosa hai indovinato oggi, la scelta della citazione di Plauto, mai un riferimento così appropriato e pieno di significato. “Malamente opera chi dimentica ciò che ha imparato”. Malamente opera è una definizione comune della nostra amministrazione, non ci si fa più caso. “Chi dimentica”. Dimmi se qualcuno ricorda gli appuntamenti importanti. Si ricordano puntualmente soltanto quelli frivoli. Infatti nessuno si è degnato di andare a salutare i volontari della Basilicata. Infine, “ciò che ha imparato”. Qua il discorso si complica e fa tornare a galla il dubbio amletico in merito all’apprendimento. Il prossimo ha dato una unica interpretazione effettuando, fortunatamente, un distinguo importantissimo: l’amministrazione del grande Hidalgo “non ha imparato nulla” dall’esempio fornito quotidianamente dai volontari della Basilicata, altrimenti qualcuno sarebbe andato ad ossequiarli nella maniera civile e più conveniente.

Signore, per favore, fermiamoci qui. Non vorrei essere confusa con qualche “scudieruccio” di Don Chisciotte, che tenta, inopportunamente, di mischiare le carte per giustificare l’inqualificabile comportamento degli smemorati della “Casa Rosada”. Potrei essere investita da qualche schiaffone, a mano aperta, del “grande fratello” della “sorella”. Perciò, richiamate pure la mia anima accanto a voi e preservatela dalle ingiurie che il mondo ci riserva. E così sia.

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