Sisma L’Aquila, madre vittima scrive a Renzi

«Ma mi hanno, ci hanno, preso per i fondelli?». E' quanto si chiede l'avvocato Maria Grazia Piccinini, madre di Ilaria Rambaldi, studentessa 25enne di Lanciano morta nel sisma del 6 aprile del 2009 sotto le macerie della Casa dello Studente, in una lettera inviata al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi.

La donna, alla cui figlia è stato dedicato un premio nazionale, si rivolge al premier dandogli a volte del 'tu', a volte del 'lei' come «capo del governo, padre di famiglia e semplice cittadino», parlando di «bugie» susseguitesi nel corso degli anni.

«Sono la mamma di una ragazza stupenda di soli 25 anni che ha avuto la sventura di studiare a L'Aquila nel periodo del terremoto e che lo ha fatto con grande profitto e che era in procinto di laurearsi, se tutto il suo progetto di vita, se tutte le sue aspirazioni, se tutto il suo entusiasmo per il futuro - si legge nella lettera - non fossero state interrotte, la notte del 6 aprile 2009 alle ore 3.32, da un terremoto violento e crudele che ha sepolto lei, il suo ragazzo e altre 307 persone, sotto macerie e bugie che li hanno uccisi. Lei si chiamava Ilaria Rambaldi, lui Paolo Verzilli».

«Per quanto riguarda le macerie, ce la vedremo con i costruttori e con chi di competenza. Per quanto riguarda le bugie, e qui mi rivolgo al presidente del Consiglio - scrive la donna - ce la siamo vista (brutta direi!) con lo Stato, o con quella parte di Stato che ci ha ingannato attraverso i suo organi e i suoi funzionari. Certamente capirai, ed è anche molto semplice, che io mi riferisco a quella che è stata la Protezione civile e alla famosa Commissione Grandi Rischi, che è stata processata e condannata in primo grado e assolta (non ne conosciamo ancora le motivazioni) in appello. Ed è qui che scatta la mia rabbia, mista a stupore e incredulità, mentre mi sorge spontanea una domanda che le formulo in italiano, traducendo dal 'francese' che mi sgorga spontaneo: 'Ma ci stanno prendendo per i fondelli?'. Ho l'impressione di aver definitivamente capito e assodato che lo Stato alle vittime del terremoto dell'Aquila e alle loro famiglie le vuole prendere per i fondelli. Ne sono convinta perchè tante cose sono successe in questo tempo, dal terremoto ad oggi, che mi fanno capire decisamente che la storia è questa e che la verità, seppur scottante, è questa. Ho bisogno però di ripercorrere con te, che allora non eri nelle alte sfere del potere e che potresti non sapere fino in fondo, la presa in giro quanto è stata sistematica e continuata, perpetrata da questo Stato nei nostri confronti».

La madre della vittima, ricorda, in particolare, che «in data 13 ottobre 2009, venne approvata dal Parlamento, all'unanimità, e sottolineo la modalità, una mozione nella quale si stabilivano gli interventi da adottare per L'Aquila e, tra questi, si stabiliva quale unica provvidenza per le vittime e i loro familiari, il riconoscimento delle stesse quali vittime del lavoro. A questa mozione fu dato seguito per intero, tranne per quest'ultima parte. Per L'Aquila furono disposti interventi di ogni tipo, soccorsi ed aiuti, commissari e sotto commissari, ma per le vittime e le loro famiglie nulla».

«A parole - dice - ne ho ricevuta tanta di solidarietà e anche di baci e abbracci, anche da parte di funzionari e rappresentati delle Istituzioni, ma oggi a ripensarci, e sempre traducendo dal 'francese', mi chiedo: Ma mi hanno, ci hanno preso, per i fondelli?. Questa istanza corredata di firme fu portata a Roma, passò tramite la segreteria di Bonaiuti, pare raggiungesse il tavolo di Berlusconi, ma si arenò miseramente davanti al tavolo dell'allora ministro Tremonti. Naufragò perchè, a detta dell'allora ministro, volutamente minuscolo, non c'erano soldi . . . ma come non c'erano soldi? Ma quanti soldi ci sarebbero voluti per noi parenti delle vittime di questo terremoto nel fiume di soldi che scorreva per le esigenze di L'Aquila? Ma quanti soldi lo Stato distribuisce malamente in mille rivoli inutili solo per acquietare clientele ed amicizie. E non valse neppure ricordare loro che uno Stato non ha figli e figliastri e che quindi, se questa cosa era stata fatta per le vittime di San Giuliano, ancora di più doveva essere fatta a L'Aquila, dove lo Stato aveva delle responsabilità in queste morti. Ma anche a prescindere da questo, se l'avete messo in una mozione e l'avete votata all'unanimità, adesso perchè non rispettate quanto detto? Allora voleva essere solo un modo per lavarci la faccia intrisa di lacrime e dolore?», si chiede l'avvocato.

«Grazie, ne facevamo volentieri a meno - aggiunge - Questo è servito a farci sentire oltre che colpiti da un lutto atroce, anche abbandonati e mercanteggiati, pesati, contati a soldi. Ma io sono abruzzese e pertanto per mia natura Forte e Gentile e non mi sono arresa. Ho cominciato a chiedere in giro, mi sono state offerte delle ipotesi: i fondi della Camera dei deputati, e l'Inail che ha fondi straordinari dove si era attinto in precedenza per San Giuliano e che avrebbe coperto di gran lunga il fabbisogno. Mi fu consigliato a questo punto di chiedere a Fini di essere invitata per un'audizione. . . scrissi, ma aspetto ancora la risposta. Schifata, stanca e sconfitta, lasciai perdere perchè alla fine pensai che se lo Stato ha ritenuto di dovermi riconoscere questa cosa, era lo Stato stesso che doveva muoversi e non io ad elemosinare o a mercanteggiare... Non feci più nulla. La mozione è lì. La decisione anche, i precedenti sono anch'essi là, ma non è cambiato nulla».

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«Ho ripercorso quell'ultimo giorno in cui ho visto Ilaria - si legge ancora nella lettera - quando l'ho accompagnata a L'Aquila, quando lei volle rimanere lì, di ritorno da Pisa, perchè aveva saputo da Paolo, il suo fidanzato, che la riunione dei capoccioni (la Commissioe Grandi Rischi, ndr), aveva stabilito che tutto era tranquillo e che le scosse erano fisiologiche e non facevano che scaricare l'energia evitando scosse più forti e quindi terremoti devastanti. Solo per questo Ilaria è ritornata a L'Aquila, altrimenti sarebbe tornata a casa con me. Sarebbe bastato che avessero solo detto che la situazione era critica, che avessero per precauzione chiuso l'università o detto qualcosa di più chiaro, che Ilaria sarebbe tornata a casa. Ilaria sarebbe tornata e sarebbe ancora qui. Si è fidata, così come si è fidata quando io per telefono le facevo le raccomandazioni, ma lei mi diceva che non c'era pericolo, che purtroppo era fastidioso perchè lei si spaventava, ma che ci doveva fare l'abitudine, perchè lo sciame sarebbe stato lungo . . . era impaurita ma rassegnata. Ilaria abituata a credere ai suoi professori, credette anche a questi che invece... mentirono».

«Pochi giorni fa - ricorda - si è concluso il giudizio di appello e vi è stata l'assoluzione di tutti i componenti di questa Commissione che poi la difesa di qualcuno ha fatto passare per una riunione di singoli, una riunione senza obblighi, una riunione che secondo le difese sempre, non doveva dire nulla perchè non ci sono norme che prescrivono quello che andava fatto o detto. Non essendoci la norma, non ci poteva essere una violazione della stessa».

La donna parla quindi di «giustizia negata». «Con l'assoluzione di tutti costoro (meno uno, ma la sostanza non cambia) - aggiunge - che con le loro belle parole, tra una cosa ed un'altra, hanno invitato tutta una intera popolazione alla calma e alla tranquillità ed ora, hanno negato qualsiasi cosa. Ma la ragione ha le sue motivazioni ed i suoi perchè e tutti noi ci siamo chiesti e chiediamo alla Corte di Appello che ancora deve motivare questa sentenza, ma perchè se non dovevano fare nulla e non dovevano dire nulla sono venuti a L'Aquila? Ma perchè se erano singoli cani sciolti, si sono palesati come la Commissione Grandi Rischi? Ma perchè quando sono state dette cose difformi dal loro sapere e sentire non hanno smentito? Ma scusate, per questo vostro non far niente e non dovere niente e non dire niente, siete stati pagati? Quanto siete stati pagati? Io questo ad oggi non lo so e conto di procedere con un accesso agli atti, perchè lo voglio sapere, se noi paghiamo o abbiamo pagato gente che non ha fatto nulla, che non doveva fare nulla, che non aveva nessun obbligo e che adesso è stata anche assolta. Io questo lo voglio sapere perchè se vi è stata una retribuzione, vi sarà stato anche un servizio da rendere, oppure quella riunione del 31 Marzo 2009 che si è esaurita in un'ora di conversazione, è stata solo una scampagnata, così come si era detto un'operazione mediatica. Appunto, già, ma anche le comparsate si pagano».

Quindi, lo sfogo della madre di Ilaria: «Ecco, dunque, l'amaro che mi ha spinto a scriverti, l'amaro, il fiele, il disgusto, la disperazione, la sensazione di vedere le prime luci del Natale e di non sentire alcuna gioia, alcun sentimento, alcuna aria di festa come accade per tutti i giorni dell'anno e per tutti i giorni trascorsi dal 6 aprile 2009. Dicono aspettiamo le motivazioni. Certo aspettiamole».

«Lo Stato - rimarca Maria Grazia Piccinini - mi ha preso in giro, ci ha preso in giro. Per noi familiari delle vittime di quel sisma non ha fatto nulla, non ci ha tutelato in nulla, non ha avuto nemmeno il coraggio di punire chi in nome delle Istituzioni ci ha parlato, ci ha rassicurato e ci ha causato lutti. Questo Stato ci chiede e ci ha chiesto pazienza, rispetto, ma del nostro dolore e della nostra perdita chi ha avuto rispetto? Lo Stato no. Vorrei - sempre rivolgendosi a Renzi - tenessi ben differenziate le spese per L'Aquila e per la ricostruzione da quello che siamo noi, poveri disgraziati, figli di un dio minore, figli anzi no figliastri, di uno Stato che per noi ha trovato i soldi solo per regalarci il sacco nero dell'immondizia, in cui ci hanno riconsegnato i corpi dei figli, dei fratelli, delle sorelle. Lo sai caro Presidente che a L'Aquila sono morti 55 studenti universitari, più tutta una quantità esagerata di bambini e ragazzi di altre scuole? Lo sai che a tutti noi lo Stato, dopo averci procurato il danno, ci ha anche sbeffeggiato? Con la mancata applicazione della mozione 13 ottobre 2009 e con la mancata applicazione della legge? A noi dunque rimane solo di curvarci sui cumuli ammassati e cercare di eliminarli, ma è difficile perchè quelli rimasti sono cumuli di bugie. Le macerie sono state portate via. Le bugie, sono più difficili da asportare e cancellare. Resistono. Questo è lo Stato che tu governi e sono certa che sei ben cosciente di che razza di gatta a pelare ti trovi tra le mani. Ti ho scritto perchè come diceva Foscolo '[i]spes ultima dea lascia i sepolcri...[/i]', la speranza è l'ultima a morire, ma è decisamente in agonia. Spero, tra le mille cose che hai da fare, che troverai un attimo da dedicare a noi, dico a noi e non a me perchè sento l'obbligo di scrivere a nome di noi tutti che abbiamo avuto lo stesso dolore ed abbiamo subito gli stessi comportamenti».

«Mi chiedo - conclude Maria Grazia Picinini - ma non mi prenderai anche tu per i fondelli?. Mi aspetto un cenno, un segnale».

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