Attualità

Santa Lucia, cultura e tradizione

di Nando Giammarini*

La cultura è il motore della vita e del mondo, sebbene in tempi abbastanza recenti alcuni esponenti governativi asserivano tranquillamente: ”Con la cultura non si mangia”. Non è assolutamente così.

Il 13 dicembre - ricorrenza di Santa Lucia Patrona di Siracusa, eletta protettrice della cultura popolare - si celebra in tutte le Regioni dello Stivale la VIII Giornata Nazionale della Rete Italiana di Cultura Popolare. Un evento volto a valorizzare, nel variegato panorama culturale italiano, il ruolo delle tradizioni e dei saperi a trasmissione orale. Insomma una cultura vera, quotidiana struttura portante di tanti territori del Paese, che nei tempi attuali deve essere necessariamente valorizzata e trasmessa alle nuove generazioni affinchè ne facciano tesoro traendone i dovuti insegnamenti.

Santa Lucia, il cui nome deriva dal latino “Lux”, che significa luce, protettrice degli occhi, rappresenta la luce che illumina le tradizioni locali e in onore della martire vengono simbolicamente e simultaneamente accese fiaccole in tutta Italia. Uno straordinario momento di cultura e di fede. Un particolare evento in cui si rinnovano i grandi sentimenti di amore e devozione alla Santa che la tradizione ricorda priva degli occhi ma con il dono della vista che concede a chi non è in grado di vedere.

{{*ExtraImg_226673_ArtImgRight_300x450_}}A prescindere dalla varie leggende, la storia riferisce che Lucia era una giovane siciliana della città di Siracusa che venne martirizzata perché denunciata per ripicca dal suo ex fidanzato, confessò di essere cristiana e decise di non rinnegare la fede in Cristo. Una leggenda affermatasi dopo l'anno Mille introduce la storia degli di occhi strappati dalle orbite e così la santa verrà raffigurata da lì in poi, anche se non vi sono certezze storiche a riguardo di questo fatto.

Santa Lucia protegge i ciechi, gli oculisti, gli scalpellini, gli elettricisti, i sarti, le ricamatrici e le donne di malavita pentite.

Lei, di nobile casato, apparteneva a una ricca famiglia siracusana e venne promessa sposa a un pagano. Il padre di Lucia venne a mancare quando Lei era ancora piccola; quando sua madre fu colpita da una grave malattia ella decise di recarsi in pellegrinaggio a Catania, presso il sepolcro di Sant'Agata. In questa occasione promise per voto di conservare la verginità. Si narra poi di un sogno in cui le apparve Sant'Agata e le disse: "[i]Lucia, perché mi chiedi quel che tu sei in grado di ottenere per altri? Tua madre sarà sana per la tua fede. E come per mezzo mio viene beatificata la città di Catania, così per mezzo tuo sarà salvata la città di Siracusa[/i]". Dopo tale rivelazione, Lucia decise di donare tutti i suoi beni ai poveri e di non sposarsi per dedicare se stessa a Dio. Il fidanzato, però, non era d'accordo con la sua decisione. La denunciò e Lucia per questo motivo venne perseguitata. Giunse infine la decapitazione, avvenuta il 13 dicembre del 304 d.C. sotto Diocleziano. Le spoglie di Lucia rimasero a Siracusa per secoli, e, nel 878, dopo la conquista islamica, vennero nascoste in un luogo segreto.

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Sono tanti, un po’ in tutte le cinque Province, i paesini del nostro Abruzzo in cui è venerata la ricorrenza di Santa Lucia: Prezza, in territorio aquilano, dove nel corso dei festeggiamenti vengono distribuiti pani a forma di occhi; nell’Alta Valle dell’Aterno in tenimento del Comune di Montereale a Colle Calvo e in un’altra piccola frazione che ha il nome della protettrice della vista.

Colgo l'occasione per rivolgere pubblicamente gli auguri di buon onomastico a tutte le persone di nome Lucia e al mio caro amico d'infanzia Lucio Durantini, strenuo baluardo di terra cabbiese. Al contempo formulo un caro saluto e tantissimi auguri per una brillante carriera artistica alla figlia Sara, inserendola a pieno titolo in questo contesto di tradizioni popolari, in quanto si cimenta, con ottimi risultati, nella continuità di una delle più belle costumanze tanto amate dalla gente di montagna: il suono dell'organetto.

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