Cronaca

Bimbo ucciso nel sonno, il padre confessa

La squadra Mobile di Pescara ha fermato un uomo di 47 anni che avrebbe confessato di aver soffocato nel sonno il figlio adottivo di cinque anni. La polizia è intervenuta nell'appartamento della famiglia dopo l'allerta del 118, chiamato dalla madre. I sanitari, insospettiti, hanno subito chiamato la polizia. Ad insospettire prima il 118, poi la volante intervenuta, sarebbe stato l'atteggiamento «stranamente impassibile» dell'uomo ed ecchimosi sul collo del piccolo. Sotto choc la madre e i parenti dell'uomo.

PATOLOGIE PSICHIATRICHE - Il 47enne è stato arrestato e trasferito nel carcere di Pescara. L'arresto è stato compiuto congiuntamente dalla Volante e dalla squadra Mobile. La Mobile, diretta da Pierfrancesco Muriana, ha accertato che l'uomo era sotto controllo sanitario per delle patologie psichiatriche, condizione precedente all'adozione della piccola vittima. In particolare, a quanto si è appreso, l'uomo era affetto da psicosi atipica e assumeva regolarmente dei medicinali. Le indagini fin qui svolte hanno però stabilito che il 47enne aveva interrotto i farmaci da 4 giorni.

Verrà ascoltato domani dalla Squadra Mobile di Pescara lo psichiatra Alessandro Rossi che aveva in cura il padre.

Il professionista è docente all'Università dell'Aquila, ma a quanto si è saputo ha esercitato anche a Pescara.

SERVIZI SOCIALI E TRIBUNALE: NON SAPEVAMO NULLA - I servizi sociali del Comune di Pescara seguivano la famiglia dopo l'adozione del piccolo, ma non sarebbero mai venuti a conoscenza degli eventuali problemi psichiatrici del padre. Secondo quanto si è appreso, nelle relazioni periodiche, che verranno acquisite dal magistrato, i coniugi erano addirittura considerati 'un modello' dalle rete delle altre famiglie adottive pescaresi. Si parla addirittura di un padre entusiasta che non aveva mai dato segni di malattie nervose. Secondo quanto si è appreso, i Servizi Sociali del Comune erano, quindi, «completamente all'oscuro» delle vicende sanitarie dell'uomo, ma anche che gli assistenti «avrebbero avuto il diritto» di conoscere le sue condizioni, benché negli incontri periodici era ritenuto «persona normalissima». Nelle carte in possesso del Comune, quindi, nessuna traccia della psicosi atipica dell'uomo e «nessun antefatto» che potesse far immaginare una tragedia del genere. Spetterà ora alle indagini chiarire chi e quando avrebbe avuto il dovere di informare giudici e servizi sociali della malattia nervosa dell'uomo.

Intanto Cecilia Angrisano, in qualità di presidente facente funzioni del Tribunale, ha comunicato che il Tribunale dei Minori dell'Aquila, che ha istruito la pratica dell'adozione del bambino, non sapeva nulla dei problemi nervosi del 47enne. «Non sussistevano elementi da cui desumere o ipotizzare presunte patologie psichiatriche degli istanti, dei quali era invece attestato il pieno equilibrio psico-fisico», scrive Angrisano dopo aver ripreso visione degli atti del procedimento. Il magistrato aggiunge che è stato «pienamente rispettato il rigoroso iter stabilito per le procedure di accertamento dell'idoneità all'adozione da parte delle coppie aspiranti».

«Siamo sgomenti e sbalorditi» ha detto all'Ansa il giudice del tribunale dei Minori che ha istituito la pratica dell'adozione del bambino. «Le nostre indagini sono rigorosissime - ha aggiunto - e lo sgomento è di tutto l'ufficio. Davvero non sappiamo che dire».

L'INTERROGATORIO - L'uomo durante l'interrogatorio non ha dato nessuna spiegazione del gesto, se non che è stato colto da un raptus che lo ha portato, mentre la moglie dormiva, a prendere un cuscino e uccidere nel sonno il piccolo.

LE INDAGINI - Le indagini sono coordinate dal pm Luca Papalia. La Procura della Repubblica di Pescara ha aperto un fascicolo per la morte del piccolo, ipotizzando per il padre il reato di omicidio aggravato. La Procura di Pescara valuterà ogni aspetto della vicenda. Al momento non emergono altri particolari relativi alla situazione di salute dell'uomo, specie per ciò che riguarda tutte le procedure di adozione del bimbo, ma a palazzo di Giustizia assicurano che qualora dovessero emergere eventuali altri reati o anomalie nella pratica, tutto verrà valutato ai fini dell'accertamento della verità. La piccola vittima era stata adottata nel maggio del 2012.

IL QUESTORE: «IL PADRE HA AMMESSO DI AVER SOFFOCATO BIMBO IN UN RAPTUS OMICIDA» - «Una tragedia»: il questore di Pescara, Paolo Passamonti, commenta così la vicenda del padre che, la scorsa notte, ha soffocato nel sonno il figlio adottivo di cinque anni e sottolinea come l'uomo, subito dopo, abbia «ammesso che in un raptus omicida aveva soffocato il bambino. Il 118 viene chiamato dalla mamma, arriva sul posto, constata il decesso del bambino e vede che c'è qualcosa di molto strano - spiega il questore nel ricostruire la vicenda - ci avvisa e, immediatamente, arriva sul posto la volante che ha la conferma di ciò che pensava il personale sanitario».

«I due genitori - prosegue Passamonti - vengono portati in Questura: mentre la mamma aveva un atteggiamento veramente disperato, il padre rimaneva sempre freddo. Sottoposto ad un piccolo interrogatorio un po' più pressante ha ammesso quasi spontaneamente che in un raptus omicida aveva soffocato il bambino».

Sottolineando che «l'uomo era sotto cura ed assumeva un farmaco che spontaneamente aveva smesso di prendere da qualche giorno», il questore, per quanto riguarda i problemi psichici dell'uomo e la pratica seguita per l'adozione, ha affermato che «la magistratura valuterà in seguito. Ora - conclude Passamonti - l'importante era capire cosa fosse accaduto».

LE REAZIONI

IL SINDACO ALESSANDRINI: «E' UNA TRAGEDIA DOPPIA PER LA COMUNITA'» - «Quando un bambino muore è una tragedia per tutti. Lo è doppiamente quando la sua morte è provocata da un gesto come quello di cui siamo venuti a conoscenza oggi». Lo afferma il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, commentando l'omicidio del bimbo di 5 anni.

«Un gesto che ha distrutto una e tante vite, suscitando dolore e stupore nella comunità intorno alla famiglia. Ho chiesto informazioni ai Servizi sociali del Comune, - ha aggiunto - da cui la coppia era seguita, come lo sono tutte quante le coppie che entrano a far parte della rete delle adozioni. Dalle notizie finora avute non risultano segnalazioni relativamente alla famiglia in questione, né episodi che avrebbero potuto allarmare circa il comportamento dei genitori e le rispettive capacità genitoriali e di accoglienza. E' un epilogo che lascia tutti senza parole. Umanamente, e nel rispetto delle famiglie che ricorrono all'istituto dell'adozione, oltre a ulteriori approfondimenti sul caso in questione, - ha concluso Alessandrini - auspico che i controlli che so essere già scrupolosi su pratiche simili, siano ancora più sensibili da qui in avanti, comunque confidando nella professionalità di quanti, ai vari livelli, hanno seguito la storia del provvedimento di adozione e della coppia in questi anni».