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Bussi, WWF: «Eco mediatica, ma giornalisti non sono giudici»

«Come il WWF aveva anticipato sin dal gennaio scorso», sentenzia in una nota, il cosiddetto processo di Bussi dinanzi alla Corte di Assise di Chieti procede con estrema celerità. Nell’udienza di questa mattina si è conclusa la fase istruttoria con l'interrogatorio di due imputati che «sostanzialmente non negano i fatti storici ma escludono la propria responsabilità personale».

In apertura di udienza, da parte di alcuni difensori, è stata chiesta la revoca dell’ordinanza che aveva ammesso la costituzione come parte civile della Solvay, la multinazionale sopravvenuta alla Montedison nella proprietà del sito, motivata dal recente coinvolgimento dell’azienda in un procedimento che ha portato al nuovo sequestro. In tale procedimento si ipotizza una responsabilità per omessa bonifica. «Un fatto – hanno sostenuto i pubblici ministeri e le parti civili, che nulla ha a che fare con le vicende sottoposte al giudizio della Corte. La richiesta è stata respinta dopo una riunione in camera di consiglio. È stata inoltre rigettata anche l’istanza dei pubblici ministeri che avevano chiesto di procedere con udienze pubbliche e non a porte chiuse, come già disposto dalla Corte».

«Siamo alle battute finali del processo – dichiara l’avvocato Tommaso Navarra, difensore di fiducia del WWF - ed è indispensabile mantenere viva l'attenzione su Bussi, non soltanto per il pur necessario accertamento della verità dei fatti ma anche per far sì che finalmente sia dia inizio alla bonifica del sito, rimarginando la profonda ferita inferta al territorio, prima occultata, quindi nascosta e infine minimizzata per troppo tempo».

Il processo proseguirà il 4 e l’11 aprile con le udienze dedicate alla requisitoria dei pubblici ministeri.

«Il fatto che le vicende di Bussi abbiano avuto in questi giorni una grande eco sui mass media in tutta Italia – sottolinea il presidente del WWF Abruzzo Luciano Di Tizio – è il segno della gravità dei fatti in esame. Non si tratta tuttavia in alcun modo di un processo pubblico nel quale i giornalisti si sostituiscono ai giudici, ma della consapevolezza di quel che è accaduto e della rinnovata fiducia da parte dell’opinione pubblica che si possa arrivare a un verdetto. Abbiamo piena fiducia nella Corte e nella Giustizia. Appare comunque chiaro che il primo interesse resta comunque quello di risanare il territorio».