Politica

Autostrade Abruzzo: «Ok sconti, ma non basta»

«La questione delle agevolazioni sulle tariffe autostradali, dopo gli aumenti adottati dal ministero, non è ancora del tutto risolta. Nonostante la disponibilità del ministro Lupi, che ringrazio, nell’accogliere la mia richiesta di comprendere nelle agevolazioni anche la tratta L’Aquila Ovest- Teramo, sul tappeto rimangono ancora diverse situazioni aperte. Mi appello, pertanto al ministro, affinchè prenda in considerazione anche queste».

A sottolinearlo è la senatrice Stefania Pezzopane.

«Mi riferisco - argomenta la senatrice - a tutte quelle tratte autostradali che non rientrano nel chilometraggio previsto dal ministero per accedere agli sconti, cioè di massimo 50 chilometri da casello a casello (50 all’andata e 50 al ritorno), penalizzando così chi ne percorre di più.

In questi giorni sto continuando a ricevere delle lettere da molti pendolari di Carsoli, che viaggiano verso L’Aquila o verso Teramo con i propri mezzi, viste le carenze del trasporto pubblico. Nel primo caso il percorso è 50,5 chilometri, dunque non rientra nel chilometraggio previsto per pochi metri, nel secondo caso la distanza è di 110 chilometri, con un costo giornaliero, come mi segnala chi lo percorre ogni giorno, di 21,6 euro (10.8+10.8). Sarebbe equo e giusto se anche questi pendolari, come chiaramente altri che percorrono ogni giorno più di 50 chilometri verso altre destinazioni, potessero usufruire degli sconti. Inoltre c’è da considerare che non tutti i caselli autostradali sono compresi nelle agevolazioni, ad esempio viene citato il casello dell’Aquila ovest, ma non quello dell’Aquila est. Rimangono, inoltre fuori dalle agevolazioni diversi casi, come i pendolari che viaggiano insieme, o i lavoratori part time che non raggiungono i 20 passaggi al mese. Tutte problematiche mi vengono segnalate da chi le vive sulla propria pelle. Mi appello al ministro affinchè riveda le modalità di applicazione degli sconti in quanto ritengo eccessiva la rigidità dei criteri previsti. Mi auguro che il buon senso già usato dal ministro per accordare una prima richiesta, possa essere l’unico criterio discriminante in questi casi».