Cronaca

Slavina Gran Sasso, aquilano in coma profondo

Sono ancora poco chiare le informazioni circa le condizioni di Mario Celli, il giovane medico aquilano travolto ieri da una slavina a Campo Imperatore, sul Gran Sasso d'Italia.

Secondo quanto diffuso in mattinata dall'agenzia di stampa [i]Ansa[/i], il ragazzo, ricoverato nel reparto di rianimazione cardiochirurgica dell'ospedale Mazzini di Teramo, sarebbe in coma profondo.

La stessa agenzia di stampa ha reso noto che, nella notte, le condizioni del giovane - rianimato a Teramo dopo «tre ore di assenza di battito cardiaco», grazie all'utilizzo della macchina cuore-polmoni Ecmo in dotazione al Servizio di emodinamica del Mazzini - si sarebbero aggravate. L'Ansa ha comunicato, inoltre, che i medici tengono il giovane sotto stretto monitoraggio e attendono i risultati di alcuni test di laboratorio per valutare l'evolversi della situazione clinica.

Sempre questa mattina, l'agenzia di stampa [i]Agi[/i] aveva parlato di «encefalogramma piatto» e «morte cerebrale». L'Agi aveva, inoltre, riferito che «ora una speciale commissione medica, composta, in particolare, da esperti in elettroencefalografia, valuterà quando decretare la morte del giovane», precisando, tuttavia, che «solitamente il periodo di osservazione è di sei ore, esclusi i bambini di età inferiore ai cinque anni - in cui tale periodo è di 12 ore - e i bambini minori di un anno di età, in cui è protratto a 24 ore». In un secondo momento, la stessa agenzia di stampa ha reso noto che «dall'ospedale di Teramo si apprende che Mario Celli, durante il periodo di osservazione, ha avuto flebili segnali encefalici. Di conseguenza si trova in uno stato di coma profondo e, attualmente, viene tenuto in vita dai macchinari».

Il giovane sciatore aquilano ieri era finito sotto una spessa coltre di neve e il primo a ritrovarlo era stato il fratello Paolo, grazie all'Arva - l'apparecchio per la ricerca di persone travolte da valanga - di cui entrambi erano muniti.

Inizialmente si pensava che l'uomo fosse deceduto, ma lo sciatore era riuscito a scampare a morte certa dopo più di un'ora di massaggio cardiaco, grazie a due medici, Gianluca Facchetti del "San salvatore" e del Cnsas e Nadia Garbuglia del 118. Poi, la corsa all'ospedale 'Mazzini' di Teramo, dove Celli è stato attaccato ad uno speciale macchinario chiamato Ecmo e utilizzato per l'ossigenazione extracorporea che permette la tecnica di supporto cardiopolmonare e che si è dimostrata efficace nel ridurre la mortalità nei pazienti con insufficienza cardiaca e/o respiratoria acuta grave.

L'ipotermia aveva raggiunto 26 gradi, ma lentamente il cuore aveva ripreso a battere e la temperatura tornata normale.

Ad occuparsi del caso è il pm David Mancini, che per ora ha aperto un fascicolo contro ignoti. Bisognerà accertare cosa possa aver provocato la slavina: il passaggio degli snowboardisti o un distacco spontaneo. I due fratelli sono figli di Silvano Celli, radiologo in pensione.

A Campo Imperatore, secondo quanto riferito dall'Agi, c'erano diversi cartelli che informavano del divieto di fuoripista e del pericolo valanghe, ma nessuna rete di recinzione per evitare il passaggio di "audaci" sciatori.