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Pranzo domenicale: non solo cibo

Il cibo è un piacere che va condiviso. Gli italiani sono sicuramente un popolo che per quanto riguarda l'alimentazione, non può essere definito che tradizionalista. Ed ecco che molte famiglie si ritrovano per il pranzo della domenica che, come consuetudine, è più ricco e sostanzioso rispetto a quello settimanale.

Per la domenica si preparano piatti tipici e tradizionali della regione o della città di appartenenza, mossi dalla

riscoperta dei sapori che hanno segnato l’infanzia di ognuno. Per la famiglia, era l'evento topico della settimana: veniva preferita una cucina che fosse casalinga, che si esprimesse al meglio nel pranzo domenicale, con la famiglia raccolta attorno ad una tavola imbandita.

Pareva che con il cambiare dei tempi e delle abitudini, fosse finita la tradizione del pranzo della domenica, ma,

invece, torna di moda la pasta fatta in casa, complice anche la crisi: tagliolini, tortelloni, lasagne, agnolotti e chi più ne ha, più ne metta.

Sapori che, riscoperti, sicuramente andrebbero a ruba, vista la ghiottoneria degli italiani: piatti che farebbero la felicità dei palati. Antipasto di salumi misti, pasta asciutta o ripiena, arrosto, patate e torta di mele: questo era il pranzo della nonna perché questi sono i piatti, schietti e sinceri, che si mangiavano da piccoli,

nelle occasioni di festa.

A Roma, nelle famiglie, era usanza al pranzo della domenica, preparare sughi di carne che erano chiamati le 'spuntature'. Altro non sono che carne di maiale, (quella intorno alle costole), non pregiata ma

sicuramente molto grassa, immersa in un buon sugo rosso.

Di domenica, inoltre, era usanza di andare a comprare le paste dolci per mangiarle a fine pranzo. E' un peccato che oggi si stia perdendo questa perla di buona cucina partecipativa e tradizionale. La domenica era, tempo fa, un motivo in più per festeggiare tutti insieme mangiando i pasticcini. I dolci più quotati: Il babà o babbà, dolce tipico per eccellenza della pasticceria napoletana.

Inventato casualmente da Stanislao Leszczinski, re di Polonia dal 1704 al 1735.

Per il nome il re non ebbe dubbi: amante delle novelle di Le Mille e una Notte decise di chiamarlo come uno dei protagonisti di quei racconti: Ali Babà, ed ecco il nome appunto, Babà.

Il diplomatico, invece, è la tradizione domenicale fatta dolce: è di origini antiche; il suo nome deriva dalla 'diplomatica', torta simile in fattura e gusto al pasticcino, che venne mandata in dono da un diplomatico del ducato di Parma nel 1454.

La diplomatica è formata da uno strato di pasta sfoglia, uno di pan di spagna e un altro di pasta sfoglia. Tra uno strato e l'altro c'è la crema diplomatica, che è uno sposalizio fra crema pasticcera e crema chantilly.

I bignè, invece, nascono in Francia e si preparano con una pasta speciale detta [i]choux[/i]. In francese il termine 'choux' significa 'cavoletto'. 'La pate à choux' o 'pasta per bigné', è nata nel XVI secolo.

Nel 1540, un pasticcere Italiano, Popellini, preparò due dolci chiamati [i]Popelin[/i]. Erano confezionati con una pasta essicata che aveva nome di 'la pate à

chaud' (pasta al caldo). Poi prese il nome di nome di 'pate à choux'. Infatti la forma dei bignè somiglia a quella dei cavoletti di Bruxelles.

A Roma il 19 marzo, per la festa del papà, è usanza preparare il bignè fritto il dolce tipico della ricorrenza

chiamato anche il Bignè di San Giuseppe.