SuperMario, un’Italia da mondiale

D’accordo. Nemmeno stavolta l’Italia è riuscita a battere il Brasile: il tabù resiste dal 5 luglio 1982. E il calcio non è il pugilato, che contempla la vittoria ai punti. Ma, alzi la mano chi ricorda una superiorità di gioco degli azzurri tanto evidente nella storia dei confronti fra i 4 volte campioni del mondo e i 5 volte campioni del mondo.

Dieci nitide palle-gol, Julio Cesar il migliore della Seleçao, due reti che hanno rotto un digiuno con i sudamericani protrattosi per sedici anni, la meraviglia di Balotelli e la zampata di De Rossi, un gioco a tratti spumeggiante contro un Brasile che è sì un cantiere aperto, ma diventerà un grande Brasile. Scolari ha quindici mesi per riuscirci e, già il 22 giugno, a Salvador de Bahia, nella Confederations Cup, è sicuro che la sua banda suonerà una musica migliore.

Nell’attesa, Prandelli ha diversi buoni motivi per essere soddisfatto. Questi.

1) L’Italia di Cesare, vicecampione d’Europa e quarta nella classifica mondiale della Fifa, ha perso soltanto una partita ufficiale (l’eurofinale di Kiev con la Spagna), ma sette amichevoli. Questione di concentrazione, di approccio psicologico all’impegno, di motivazione. Finalmente, a Ginevra, la musica è cambiata e la differenza sinè vista.

2) Balotelli non si ferma più: 7 gol nelle prime 6 gare di campionato con il Milan, una prestazione brilante contro il Brasile, impreziosita da una perla rara. E Mario è riuscito pure a trattenersi dopo il fallaccio di Hernanes: continui così e non lo ferma più nessuno.

3) De Sciglio da grande può fare il Maldini. Il debutto del ventenne milanista è stato impressionante per disinvoltura, efficacia, capacità di inserirsi nei meccanismi di una difesa cui mancava il perno Chiellini. Bravissimo.

4) Cerci è l’ala che mancava alla Nazionale perchè il 4-3-3 da Cesare inseguito trovasse efficace attuazione. Il granata è stato di parola. Prima di esordire con il Brasile aveva affermato: “Sono consapevole di quanto importante sia l’occasione che mi viene offerta. Non la sprecherò”. E’ entrato al 46′ e ha contribuito a cambiare la partita. Mossa felice.

5) E’ presumibile che i critici di Giaccherini siano temporaneamente svaniti nella notte ginevrina. Per quanto tempo abbiamo dovuto sorbirci facezie del tipo: “Giaccherini non è uno da Nazionale. Giaccherini non è uno da Juve”, eccetera eccetera? Nel pomeriggio, Marchisio era stato messo fuori causa da un attacco influenzale. L’ex cesenate avrebbe giocato comunque, almeno inizialmente. Giaccherini è umile, prezioso, duttile. Piazzato a ridosso di Balotelli e Osvaldo, ha scompaginato gli equilibri del centrocampo e della difesa brasiliana. E, pronti, via, ha pure rischiato di segnare. Emanuele assicura che, pur di giocare in azzurro, farebbe anche il portiere. Non ce ne sarà bisogno, ma queste parole sono un segno del carattere del giocatore e della sua dedizione alla causa.

6) Sotto di due gol, la Nazionale non si è scomposta. Ha reagito, con lucidità e, soprattutto con il gioco. E’ questa, la garanzia migliore per il presente e per il futuro. Osvaldo ha steccato, ma conoscendo Prandelli, non l’abbandonerà al suo destino. Ora c’è Malta da battere. Non è il Brasile, ma, per arrivare al mondiale bisogna vincere alla Valletta. Un dato è certo se conitnua a gocare così, nel 2014 l’Italia ci farà divertire. E anche nel 2013.