Napoli anti-Juve e gli errori arbitrali

di Xavier Jacobelli

Secondo il vocabolario italiano, tecnicamente

si chiama quadripletta, anche se i somari che

si riempiono la bocca di top player, tanta roba,

asfaltare, sportellate e tutti gli altri obbrobri partoriti

dalla lingua tv, preferiscono chiamarlo poker. La sostanza non cambia.

Oggi tutti parlano dei quattro gol che, fra il 42′ del primo tempo

e il 26′ della ripresa, Mauro Emanuel Icardi Rivero ha rifilato nel nome di Riccardo Garrone

al malcapitato Pescara (a proposito, non era mica tutta colpa di Stroppa

se la difesa abruzzese è un colabrodo?), consacrano il talento dell’attaccante

blucerchiato. Mauro compirà 20 anni il 19 febbraio.

L’ultimo regalo del grande presidente blucerchiato

scomparso la settimana scorsa è proprio il

ragazzo andato a scuola da Guardiola, nel vivaio

del Barcellona e prelevato l’11 gennaio 2011 dalla Samp

che l’ha riscattato nel luglio dello stesso anno. L’operazione è costata 400 mila euro:

ora Icardi vale almeno 12 milioni, stima per difetto.

Ma il dono di Garrone è stato doppio: imponendo il rispetto delle

regole e degli accordi presi con la controparte, il

presidente vietò all’attaccante di rispondere alla

convocazione dell’Argentina Under 20 per il campionato

sudamericano di categoria. E chissà se questo non sia

ancheun assist indiretto a Cesare Pranelli che, proprio

nei giorni scorsi, intervistato dalla Gazzetta, ha confessato

di sognare Icardi in azzurro assieme a El Shaarawy e Balotelli.

L‘italoargentino sembrava avere fatto una promessa al ct:

adesso ci sta pensando. Se non risponderà alla prima

convocazione della Nazionale maggiore argentina, vorrà

dire che avrà optato per il Club Italia. C’è tempo.

Non è mai troppo tardi, invece, per censurare le nuove

figuracce degli arbitri: Guida a Torino è andato contromano,

Gervasoni a Bergamo è stato un disastro che nemmeno

in un torneo dopolavoristico verrebbe tollerato. Ma Nicchi e

Braschi ci dicono che viviamo nel migliore dei mondi arbitrali

possibili, che la moviola non serve, che i giudici di porta sono dei fenomeni

e che quando l’arbitro fischia non sbaglia mai.

Così, Conte e la Juve sono imbufaliti con il fischietto di Torre Annunziata,

la cui provenienza geografica nonchèl a dichiarata fede

simpatia per il Napoli (Internet non perdona) hanno fatto saltare la mosca al naso a Marotta quasi

quanto gli errori commessi allo Juventus Stadium.

Dove, sia chiaro, nessuna giustificazione potevano trovare

il nervosismo e l’assedio di Conte e soci a Guida finito

contromano.

Tre rigori per la Juve e uno per il Genoa: gli osservatori neutrali hanno stilato questo bilancio

e si capisce perchè la capolista senta il fiato sul collo del Napoli, ora a -3,

implacabile a Parma nell’approfittare della frenata bianconera e ancora una volta esaltato dall’immenso Cavani (27 gol in 26 gare ufficali fra campionato e Coppe).

Onore al merito: il nuovo Genoa di Ballardini si è battuto con le unghie e con

i denti, per non dire delle balbettanti punte campioni d’Italia.

La Juve è la squadra che segna di più, ma non può definirsi la squadra

con il migliore attacco del campionato: i numeri dei suoi

bomber fanno cdere le braccia, Che poi il quasi trentaquattrenne

Anelka, neo n.18, sia la panacea, è tutto da dimostrare. Domanda facie facile:

valeva proprio la pena confinare Del Piero in Australia e prendere prima

Bendtner e poi l’ex Chelsea?

Anche Valeri a Cagliari si è coperto di gloria (non chiamate Zamparini almeno per 48 ore

perchè sta ancora schiumando rabbia) e, guarda caso,

assieme a Gervasoni, Peruzzo, Rocchi e Orsato vive una stagione

pessima. Ma Braschi non vede, non sente e purtroppo li designa.

La Lazio è caduta dopo 16 risultati utili consecutivi, fulminata dal

Chievo e dai primi, marchiani errori di Petkovic: poichè sono i primi,

l’allenatore rivelazione ha diritto alla clemenza.

Catania ha tributato a Montella gli onori che merita, ma il Catania

non ha peccato di generosità con l’ex che ne ha costruito il trampolino

di lancio per sognare l’Europa League: la nuova sconfitta della Fiorentina, scavalcata

dal Milan mette a nudo ancora una volta i limiti offensivi di una

squadra che gioca un bel calcio, ma fatica a segnare.

La Roma è a 9 punti dalla zona Champions League: segna a mitraglia,

ma perforsre la sua difesa è come affondare il coltello nel burro:

occhio a Gabbiadini, che a Bologna è diventato grande.

In coda, ci sono 8 squadre in 10 punti. Genoa e Palermo vanno avanti

adagio, il Siena è caduto di nuovo. Ma se l’Atalanta non si sveglia, son dolori.