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Prefetto Alecci: L’Aquila sarà una città nuova

di Marianna Gianforte

Lotta alle infiltrazioni mafiose negli appalti per la ricostruzione, impegno a riportare coesione sociale nella città distrutta dal terremoto e tanto, tanto lavoro per una città che ha sofferto un dramma immenso e la perdita di tante vite umane. Così il nuovo prefetto dell’Aquila, Francesco Alecci, questa mattina ha salutato ufficialmente la città.

Catenese di nascita, Alecci è nella prefettura da 36 anni. Sostituisce il prefetto Giovanna Maria Rita Iurato, che è stata nominata capo dell’Ispettorato generale di amministrazione del ministero dell’Interno e da questa settimana lavora a Roma. Ieri il neo-prefetto ha incontrato i rappresentanti delle istituzioni locali: sindaco e presidenti di Provincia e Regione, ha fatto un giro nella città «piena di vicoli bui, recinzioni che delimitano la zona rossa, la triste campagnola dei militari dell’Esercito italiano». E ha avuto un fitto colloquio «concreto» con i vertici delle forze dell’ordine: dai carabinieri alla polizia, dai vigili del fuoco al Corpo Forestale dello Stato.

«Se il governo ha voluto che io venissi a esercitare in questa città il mio compito di prefetto, ci sarà un motivo», ha detto. Oltre a gestire la città terremotata, Alecci, che ha lavorato a Messina nel 2008, proprio nel periodo in cui ricorreva il centenario del sisma che distrusse la città, dovrà anche traghettare la difficile fase della costituzione della Provincia L’Aquila-Teramo. «Spero che la riorganizzazione avvenga senza una fredda spartizione degli uffici e delle priorità tra l’una e l’altra città. Gestirò la transizione tenendo conto che a un capoluogo di Regione montano si va ad aggiungere un capoluogo marittimo, meno esteso territorialmente ma con pari dignità. Mi auguro che la razionalizzazione delle province d’Italia sia la prova che la Pubblica amministrazione è pronta a fare uno sforzo di innovazione».

Tornando alla situazione dell’Aquila, il nuovo prefetto ha detto che «la città non sarà più quella che era il 5 aprile 2009. Questo lo sapete meglio di me. Non lo sarà più non soltanto urbanisticamente, ma anche da un punto di vista sociale».

Uno degli aspetti più complessi che Alecci dovrà gestire nella città capoluogo terremotata, dove arriveranno montagne di finanziamenti pubblici per la ricostruzione pesante, è appunto quello del pericolo infiltrazioni mafiose. Il neo-prefetto ha ereditato un sistema di controllo nei cantieri pubblici e privati avviato già con la Iurato. «Per evitare le infiltrazioni della criminalità organizzata», ha spiegato, «serviranno norme antimafia sicure, certe, che tolgano margini di discrezionalità e mettano in condizione il soggetto in cui ci sono state infiltrazioni di non operare e gli organi della pubblica amministrazione di farlo con la massima certezza e non ricorrendo a perifrasi».

«Sono contento di avere avuto questo incarico», ha aggiunto, «qui si lavora bene, si vive bene in una situazione complessivamente gestibile con efficacia e io sono soltanto un tassello dell’apparato istituzionale che deve garantire le cose giuste: la tutela dell’ordine, la sicurezza pubblica, la coesione sociale. Sono consapevole che i cittadini ci guardano». «La fisicità oltraggiata dal sisma», ha aggiunto Alecci, «deve essere accompagnata dal recupero di ciò che è stato distrutto, dalla ricostruzione».

Il prefetto ha annunciato che la prima cosa che farà è «incontrare a Roma il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca».

Entro un anno, inoltre, la sede della prefettura tornerà in centro storico, lasciando la Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di finanza di Coppito, dove si trova da quasi tre anni e mezzo. La futura sede della Prefettura sarà in corso Federico II, nella vecchia direzione regionale dell’Agenzia delle entrate.

«Ieri ho incontrato i rappresentanti più significativi della città»; ha aggiunto Alecci, «il presidente dalla Regione Gianni Chiodi, della Provincia Antonio Del Corvo, il sindaco Massimo Cialente, l’arcivescovo Giuseppe Molinari e ho preso atto che c’è un grande rispetto per l’istituzione prefettizia e il desiderio di lavorare bene insieme. So benissimo che quella dell’Aquila è una situazione delicata, ci vogliono presenze operative e non formali. E infatti non mi si vedrà mai in alcuni luoghi, ma non perché non meritino di esistere o di essere frequentati, ma perché non reputo utile apparire a tutti i costi. Io sono pagato dallo Stato per fare qui un compito significativo e per la connotazione peculiare di questa città. Mi vedrete lavorare soltanto, in modo semplice e non pomposo o artificiale, ma in modo concreto. Mi vedrete anche andare a Roma a perorare la causa dell’Aquila, non aspetterò di conoscere cosa il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca ha deciso per L’Aquila. D’altra parte il prefetto rappresentante il governo. L’Aquila ha oggi un grande problema e non deve e essere risolto soltanto da chi si occupa delle parti normative della ricostruzione, ma anche del prefetto che conosce le problematiche sociali».

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