Attualità

Terremoto, o la grande eresia umana

E’ un elettrocardiogramma impazzito, quello che rileva l’attività del cuore dell’Emilia. Quello che sta accadendo non è commentabile. Da una parte la natura, la storia della Terra, che continua a scriversi. La sua lingua è fatta anche di tremori e di sfregi, che ci vuole movimento se poi vuoi vedere laghi o montagne. Dall’altra la storia degli uomini, che su quella terra hanno deciso di inventare reami e poi città.

Territori sismici o meno, trema tutto e tutto crolla, monumenti centenari e case moderne, fabbriche, tutto giù per terra.

Tutto schiaccia, tutto uccide, tutti a dire banalità.

Il terremoto non è umano, non puoi fermarlo. Maledirlo è stupido. Solo conoscere salva. E salva solo la prevenzione. Che però costa. Investire su qualcosa che potrebbe non accadere mai,ce li vedete, gli amministratori locali e i politici nazionali? E i cittadini italiani, ad accettare di fare la loro parte, quando non ti è crollata la casa in testa e non ti è morto un figlio a pochi centimetri, ce li vedete?

Sono gli stessi cittadini dei piani rialzati e poi condonati, dei cementi annacquati, dei terreni edificati in fretta, di notte, nonostante i divieti.
Il terremoto può uccidere, certo. Può aprire la bocca e ingoiarti. Ma se non fa questo, se non squarcia la terra, allora ad uccidere e distruggere sono i nostri sotterfugi, la nostra imperizia, la furbizia, la svogliatezza, l’ignoranza.

Inutile fare troppi giri di parole.

Chi l’ha vissuto, il terremoto, lo sa. Sa che l’incubo non è ancora cominciato, per quella gente. Adesso il corpo è a mille. Tremano mani e gambe. Salivazione a zero. Percezione del tempo anomala. Giorni che durano anni. Le tendopoli o gli alberghi. La fila per ricevere una maglietta o un paio di mutande per cambiarsi. Poi fermarsi un attimo e chiedersi: “E adesso? Che faccio? Dove vado? La mia vita, i miei impegni. L’appuntamento che avevo domani? E il mutuo da pagare? E l’aria, l’aria che non si può stare tutto il giorno tutti insieme in dieci metri quadri, moglie marito due figli nonno nonna e sorella zitella; l’aria, anche se tutto crolla e resta solo il cielo, dov’è?”.

Inutile indorare pillole. Hanno un carattere straordinario, gli emiliani, ma li aspetta un tempo difficile. Li aspetta una vita da seppellire e un lutto da elaborare, quella che hanno vissuto, dandola – lo facciamo tutti – per scontata fino al 19 di maggio. Li aspetta una vita da inventare e una terra, la loro, che li vedrà pionieri di un tempo nuovo.

Non siamo abituati, a costruire. Siamo abituati a nascere crescere morire in posti che altri hanno immaginato e creato per noi. La fatica non è nel nostro Dna, siamo i ricchi e rubicondi figli del grande Occidente, noi. Mai vista una guerra. Mai sofferta la fame vera. Mai messa in conto, una catastrofe. Eppure.

Ma non impariamo. L’Aquila è un paradigma perfetto. Non impariamo mai, neanche da quello che ci accade dentro casa. Non bastano due sms in tutto 4 euro.

L’appennino non smetterà di evolvere la sua morfologia strutturale di natura non escatologica/punitiva.
C’è bisogno di metterlo per iscritto? Quello che questo significa c’è bisogno di scriverlo?
O aspettiamo ad occhi chiusi e braccia conserte le prossime, italianissime, breaking news continuando a fantasticare sulla rottura della San Andreas fault?

Tiziana Pasetti

tpasetti@gmail.com

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