Attualità

L’Aquila, terremoto: Chiodi minaccia dimissioni su “governance” ricostruzione

L’Aquila, 9 gen 2012 – Il presidente della Regione Abruzzo e commissario per la ricostruzione, Gianni Chiodi, torna a minacciare le dimissioni dal suo ruolo di commissario, sulla  questione della governance della ricostruzione, accusata da più parti di essere fonte di sprechi.«Finora come commissario per la ricostruzione ho firmato circa 2,5 miliardi di euro di mandati, una somma superiore a quanto spende l’Anas. Non mi assumerò più questa responsabilità senza una struttura eccellente, robusta e qualificata che, in particolare, mi assicuri controlli all’altezza. Porrò il problema al governo».

Dopo che nella riunione del 28 dicembre scorso con il premier, Mario Monti, è stata bocciata la proposta di ordinanza di circa 130 milioni per il 2012, a fronte dei circa 300 del 2011, Chiodi è al lavoro per presentare al Governo una nuova ipotesi che «comunque riorganizzi la struttura della governance» ma senza tagli soprattutto in riferimento ai controlli. Tagli inevitabili tra i precari e le consulenze alla luce dei 30 milioni previsti per la emergenza nel 2012, già nella previsione fatta dall’allora capo della protezione civile, Guido Bertolaso, nel 2009 nei mesi successivi al tragico terremoto del 6 aprile 2009.

«Stiamo lavorando ed entro il mese presenterò al premier la proposta – ha continuato Chiodi -. Ma sia chiaro il fatto che se si dovesse continuare a fare dell’ipocrisia, non firmerò più mandati senza controlli, non sono un folle o un avventuriero. Non lo farò al buio o seguendo quanto mi arriva da Comuni, altri Enti o cittadini». Chiodi, il quale nei giorni scorsi aveva sottolineato che «il governo mi deve convincere con i fatti a rimanere commissario per la ricostruzione, altrimenti torno a fare il presidente della Regione», parla con decisione: oltre a suonare come minaccia di dimissioni, le sue parole fanno chiaramente intendere che nella proposta la struttura commissariale non sarà smembrata.

«La campagna che si sta facendo è irresponsabile nei confronti di chi deve firmare gli oltre due miliardi di mandati, io l’ho fatto perché ho avuto la struttura – ha proseguito -. Si stanno facendo polemiche sterili: senza una struttura eccellente robusta, qualificata, che in tal senso è chiaro che ha dei costi, non si può lavorare. Ci si lamenta che con me lavorino 44 persone. Alla Regione spendo 323 milioni con 1.500 persone, mentre nel comparto della sanità si spendono pure 2,5 miliardi ma con 15 mila persone ad operare. Che si dovrebbe dire di questo allora? Non posso firmare per 2,5 miliardi senza alcun meccanismo di controllo. La Struttura per la Gestione dell’emergenza (Sge) è un apparato che ci vuole ed è anche di alto profilo. Ci sono numerosissime questioni burocratiche, amministrative e legali, che vanno affrontate, invece qui ci si sorprende perfino che io abbia un comitato tecnico scientifico. Dovrei mettere firme al buio? Fidarmi solo dei Comuni o dei cittadini? In quel caso non ci si dovrebbe – ha concluso il commissario per la ricostruzione – lamentare se la ricostruzione diventasse uno scandalo».